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   IVO MILAN – Radical Fashion Blog

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Sono ormai diversi anni che Rei Kawakubo, in arte Comme des Garçons, affida esclusivamente ad indizi, atmosfere ed evocazioni la propria rappresentazione della stagione in corso. Emancipata da ogni obbligo verso le aspettative del pubblico globale, la designer giapponese incanta con esibizioni molto più prossime al mondo dell’arte che al settore di appartenenza. In passerella non sfilano capi di abbigliamento, ma provocazioni tessili, strutture architettoniche che avvolgono i corpi sacrificali di modelle prestate a trasportare opere scultoree sovradimensionate, volutamente ingombranti e sproporzionate rispetto allo spazio disponibile.

Impossibile non chiedersi perché o quale sia il messaggio più verosimile contenuto in  questa deriva artistica. Forse un’auto-concessione alla libertà d’espressione, contro i monotoni binari imposti dalla realtà fisica del corpo femminile, o una sottile provocazione, contro uno star-system sempre più acritico ed esibizionista. Di certo, il dialogo non è finalizzato alla vendita. I capi in sfilata sono infatti straordinari pezzi da museo d’arte contemporanea o per collezioniste facoltose. A sfilare è un’idea, una suggestione del motivo ispiratore della stagione che si ritroverà poi tradotta e portabilissima, nello sviluppo in show-room. Per l’autunno/inverno 2016-2017 si assiste quindi a poetici collage di antichi tessuti, arazzi floreali che catapultano il pubblico nel XVIII secolo, il secolo dei lumi, della rivincita della ragione sull’ignoranza e la superstizione.

Rei Kawakubo però non è nostalgica e manierista, il collage è tenuto insieme da metallici bottoni a pressione, da tagli e cuciture a vivo, diagonali che frammentano l’armonia decorativa del tempo, insinuando elementi da lei stessa definiti Punk, nell’accezione più provocatoria del termine.

Pelle sintetica, borchie, costanti asimmetrie, e dettagli che possono osservarsi nei motivi cuciti su gonne, nelle curvature dei punti nodali delle articolazioni, rinforzati come fossero armature tessili. E prolunghe, anelli di congiunzione regolabili, una flessibilità da smontare e rimontare, un assestamento continuamente rimodulabile nelle lunghezze e in un delicatissimo equilibrio tra ordine e disordine. Non è infatti detto, che si riesca a tornare alla ricomposizione originaria, tante sono le alternative possibili. Modernità e tradizione si alternano anche nelle lavorazioni, dove l’antica sapienza giapponese collabora con gli esperimenti più arditi nelle multi-stratificazioni di tele di poliestere con pannelli di rayon, cupro e cotone, in un incontro che vede la materia determinare ed imporre la forma finale del pezzo, sia esso giacca, gonna o soprabito.

Inutile supporre quanto Rei Kawakubo, nell’allestire un inedito e personale sincretismo temporale, Punk ed illuminista, pensi a donne determinate a stare nel proprio tempo con il vigore e l’esuberanza di chi è dotato di autonomia critica ed immaginifica!

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Dazed, Junya, Watanabe, SS16

Junya Watanabe primavera/estate 2016 dettaglio di sfilata, Dazed & Confused dazeddigital.com.

(Abito e collana in arrivo)

Di Junya Watanabe abbiamo sempre messo in luce la sua peculiare capacità interpretativa nell’allestire, in forma d’abito, le sollecitazioni predominanti del nostro tempo. Post-moderno, cyber-punk, sarto-filosofo di un’epoca attraversata da rapidissime trasformazioni, dove plastiche e inediti materiali, componenti di paesaggi industriali dismessi, sono intervenuti, di collezione in collezione, a dare forma alla sua personale metabolizzazione e lettura della contemporaneità.

Per la primavera/estate 2016 il pupillo di Rei Kawakubo-Comme des Garçons, tuttora prodotto dalla Maison giapponese, ha accolto il suo pubblico in un luogo emblematico di pressanti tematiche sociali, il Musée de l’Histoire de l’Immigration di Parigi.

Junya, Watanabe, Musèe, de, l'Immigration, SS2016

Il Musée de l’Histoire de l’Immigration di Parigi sulla copertina del lookbook di Junya Watanabe p/e 2016.

Un’indizio importante, un contenitore sensibile alle attuali pulsioni restrittive di un continente in stato d’allerta per gli imponenti fenomeni migratori di cui è testimone. Un suggerimento e insieme un invito a cambiare la prospettiva con cui si percepisce il presente, da un’ottica di emergenza ad una, piuttosto, di arricchimento, quello che solo un flusso di persone e quindi culture possono offrire, come il tempo ha saputo testimoniare.

Ed è il continente più problematico e caldo ad essere celebrato ed evocato, tradotto, con il consueto sguardo moderno alla Watanabe. Sonorità africane ed elettroniche accompagnano l’esuberanza dei colori e delle decorazioni in passerella: rossi caldissimi o blu tersi, intensi; caffetani e abiti zebrati, tuniche e camicie, capi disponibili ad affrontare le temperature più elevate, ma anche a predisporci a vacanze più distese ed evolute.

Junya, Watanabe, SS2016, Full, Fashion Show

Costanti asimmetrie, costruzioni ellittiche, sperimentali macchie di leopardo su carta giapponese e complessi movimenti tessili al fondo, portano l’Africa e le sue qualità cromatiche, formali e simboliche all’interno di circuiti metropolitani e apolidi, dove ogni estetica tradizionale si contamina e rigenera in singolari, quanto indipendenti, espressioni antropologiche.

Junya, Watanabe, Metalic, Rings, Dress, SS16

Abito lungo a caffetano Junya Waatanbe in tela leggera di poliestere a righe orizzontali stile ‘arredo’ e bracciale in alluminio, girocollo largo, ampia manica scesa, grandi bracciali metallici ai polsi removibili con laccetti e passanti.

Junya, Watanabe, SS 2016, Black, and, White, Dress

Abito zebrato Junya Watanabe in arrivo.

Collana multistrato Junya Watanabe ad anelli dal più piccolo al più grande in simil-pelle lucida di poliuretano e poliestere.

Fotografia dal lookbook di Junya Watanabe p/e 2016.

Junya, Watanabe, SS 2016, Black, Dress

Abito a robe-manteau asimmetrico Junya Watanabe in organza di poliestere con lavorazioni a piccole macchie tono su tono in carta giapponese, collo ampio a camicia sfalsata, manica scesa a ¾, chiusura con bottoni fino al fondo, costruzione a spirale.

Leggings a jeans 5 tasche Junya Watanabe in tela leggera di nylon e poliuretano stretch, lunghezza sopra alla caviglia, chiusura con zip e bottone, passanti per cintura.

Scarpa a uomo Massimo Giussani in pelle di vacchetta interamente dipinta a mano con due colori che sfumano l’uno sull’altro, con lacci e linguetta con elastico interno, suola in cuoio dipinta negli stessi colori della tomaia.

Junya, Watanabe, SS2016, White, Shirt

Camicia lunga e ampia Junya Watanabe in tela leggera di ramié, spalla raglan, manica lunga, linea a sacchetto sul retro e dritta sul davanti.

Pantalone ampio A punto B in popeline di cotone, elastico e lieve arricciatura in cintura, tasche a filo verticali ai lati.

Scarpa a uomo Massimo Giussani in pelle di vacchetta interamente dipinta a mano con due colori che sfumano l’uno sull’altro, con lacci e linguetta con elastico interno, suola in cuoio dipinta negli stessi colori della tomaia.

Junya, Watanabe, SS16, Red, Shirt

Camicia lunga e ampia Junya Watanabe in tela leggera di ramié, spalla raglan, manica lunga, linea a sacchetto sul retro e dritta sul davanti.

Pantalone ampio A punto B in tela di lino, elastico e lieve arricciatura in cintura, tasche a filo verticali ai lati.

Polacchino ‘classico Trippen’ alla caviglia in morbida pelle di muflone con punta rotonda, zip diagonale sulla tomaia, chiusura laterale con zip, soletta interna in sughero removibile, suola in gomma.

Junya, Watanabe, SS16, Blue, Shirt, Dress

Junya, Watanabe, SS2016, Blue, Dress, Back

Tunica ampia Junya Watanabe in tela leggera di ramié, collo a camicia con chiusura a serafino, manica scesa con fascetta più rigida, movimento a sacchetto con ripresa centrale a v rovesciata davanti e dietro sul fondo.

Leggings a jeans 5 tasche Junya Watanabe in tela leggera di nylon e poliuretano stretch, lunghezza sopra alla caviglia, chiusura con zip e bottone, passanti per cintura.

Scarpa a uomo Massimo Giussani in pelle di vacchetta interamente dipinta a mano con due colori che sfumano l’uno sull’altro, con lacci e linguetta con elastico interno, suola in cuoio dipinta negli stessi colori della tomaia.

Junya, Watanabe, SS2016, Blue, Cotton, Dress

Tunica ampia Junya Watanabe in tela leggera di cotone, girocollo con bottoncino posteriore, manica scesa con fascetta più rigida, movimento a sacchetto con ripresa laterale verso l’interno sul fondo.

Leggings a jeans 5 tasche Junya Watanabe in tela leggera di nylon e poliuretano stretch, lunghezza sopra alla caviglia, chiusura con zip e bottone, passanti per cintura.

Scarpa a uomo Massimo Giussani in pelle di vacchetta interamente dipinta a mano con due colori che sfumano l’uno sull’altro, con lacci e linguetta con elastico interno, suola in cuoio dipinta negli stessi colori della tomaia.

 


 

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Comme des Garçons, Aw 2015-16, Paolo Roversi

Comme des Garçons fotografato da Paolo Roversi per Vogue Paris, Ottobre 2015

Segnaliamo un’interessante intervista a Rei Kawakubo, designer di Comme des Garçons e fondatrice della Maison che, oltre alle linee che ne portano il nome (Comme des Garçons, Comme des Garçons-Comme des Garçons), produce Junya Watanabe, Noir-Kei Ninomiya e, in passato, Tao Kurihara. Un’esperienza non prettamente commerciale, quanto di creatività e ricerca sperimentale sull’abbigliamento.

Non solo dunque alcune indicazioni sul tema portante della collezione autunno/inverno 2015-’16, Ceremony of Separation, ma soprattutto un prezioso punto di vista sul significato che può incarnare un abito ad alta valenza creativa e sul processo ideativo che lo supporta. Una sintetica analisi sui possibili risvolti psicologici accesi dall’indossare capi che lanciano sfide continue alla propria mente e sull’arduo esercizio di inventare costantemente opere mai viste…

 

From the very creation of her line Comme des Garçons in 1969, the Japanese designer Rei Kawakubo has upended, reimagined, and revolutionized the codes and concepts of what fashion is and what it can be. Now 73, Kawakubo is no less visionary, still “drowning in the dark,” as she describes it, in search of something new.

 

TELL US ABOUT THE THEME OF THE FALL COLLECTION: I called it the Ceremony of Separation. It’s about how the beauty and power of ceremony can alleviate the pain of separating, for the one departing as well as for the one saying goodbye.

 

HOW DO YOU WANT PEOPLE TO FEEL WHEN THEY WEAR COMME DES GARCONS? What someone wears is an expression of oneself. When you’re just comfortable with what you’re wearing, you don’t have new thoughts. I want people to feel something and think about who they are. You can’t become truly free if you no longer think about clothes. You need to occasionally wear something strong, and that can feel strange. It makes you aware of your existence and can reaffirm your relationship with society. I think people feel a minute current running through them as they come into contact with something made by someone exploring the limits. When you put on clothes that are fighting against something, you can feel your courage grow. Clothing can set you free.

 

WHAT IS YOUR CREATIVE PROCESS I’m always looking to make something that didn’t exist before, fumbling about in the dark, not just while making a collection. The search for something new is a constant in my everyday life. But constantly searching for something new is like looking for a well in a desert. It is like drowning in the dark, but creation is what I built Comme des Garçons on. For a collection, I need to push myself into a corner and find a way to get over the walls. The ideas are born disconnectedly, incoherently, and slowly, slowly, a final image emerges.

Rei, Kawakubo, Interview, Magazine

IS FASHION AN ART FORM? When fashion is driven by creation, I suppose it can be called an art form. But I have no concept of art in my work. Clothes are only completed when somebody actually wears them. If they were art, they could be more abstract. As long as something is new and has never been seen before, I don’t mind if people call it art. Wear them if you dare.

 

HOW DO YOU BALANCE ART AND COMMERCE? Comme des Garçons is a company founded on creation, but the link to business cannot be ignored. As the designer who is also head of the company, I have been able to “design” the company based on these same values. I want to take ultimate responsibility for the things I make and follow through everything right up to the end. What emerged, therefore, was a single decisive and coherent idea. Creation is our business.

 

DO YOU HAVE AN ULTIMATE GOAL? There is no end and no goal. As long as I’m attempting to make something that never existed before, an end is out of the question.

 

HOW IMPORTANT IS VISUAL COMMUNICATION? Extremely. I don’t trust words.

 

WHAT IS BEAUTY? Beauty should bring excitement.

Rei Kawakubo per Interview Magazine, Ottobre 2015 http://www.interviewmagazine.com/fashion/rei-kawakubo-1#_


La nostra selezione per la collezione Autunno/Inverno 2015-16:


Comme des Garçons, Dress, Junya Watanabe, Cape, AW 2015-16

Abito longuette Comme des Garçons in pizzo di velluto di rayon tagliato a mano con fiori ricamati, girocollo, senza maniche, chiusura posteriore con zip e gancetto, linea asciutta tagliata in vita.

Cappa ampia Junya Watanabe a corolla in origami floreale di jersey di lana, chiusura con zip.

Comme des garçons, Lace Jacket, aw 2015-16

Giacca a uomo Comme des Garçons in pizzo ricamato di cotone e poliestere lavati, un petto con revers, unita al fondo da una pattina che si sormonta, 1 bottone al collo, tasche applicate, spacchetto posteriore.

Pantalone a uomo Comme des Garçons con pinces in tessuto techno stropicciato di poliestere, gamba molto larga con risvolto al fondo, chiusura con zip e 2 bottoni, 2 tasche a filo laterali, 2 tasche a filo posteriori, 1 con bottone, passanti per cintura.

Comme des Garçons, Dress, AW 2015-16

Abito sotto al ginocchio Comme des Garçons in tessuto techno di poliestere trattato, linea ampia tagliata in cintura con pieghe posteriori, corpetto a giacca con rever e pattina unita, due tasche a filo orizzontali.

Scarpa Trippen in pelle di vacchetta con pattina di pelle sormontata ad incrocio diagonale sul collo del piede, nuova suola ‘spot’ con due blocchi di gomma e base anti-sdrucciolo realizzata su timbri di ferro.

Comme des Garçons, Ribbon Jacket, AW 2015-16

Giacca larga al fondo Comme des Garçons in tropical di lana, un petto, bottoni centrali, collo a camicia stondato, spalla raglan, buchi quadrati tagliati a vivo con fiocchi in poliuretano in colore a contrasto.

Gonna pantalone Comme des Garçons in gabardine lucido di lana e seta, linea a palloncino, due tasche a filo laterali, coulisse ed elastico in cintura, cuciture ad arco sui lati che conferiscono ampiezza.

Comme des Garçons, AW 2015-16, Jacket

Giacca a uomo Comme des Garçons in tessuto techno di poliestere trattato, un petto con revers, unita al fondo da una pattina che si sormonta, un bottone al collo, tasche applicate, spacchetto centrale posteriore.

Gonna a pantalone ampia Comme des Garçons Comme des Garçons in tessuto techno di poliestere trattato con trama a righe verticali, coulisse ed elastico in cintura, tasche a filo verticali, svasata ai lati.

Comme des Garçons, Dress, AW 2015-16

Abito longuette Comme des Garçons in satin rigido di lana e seta con inserti trasparenti a nuvola in pizzo jacquard di cotone, girocollo, senza maniche, ampia linea a uovo, una tasca a filo laterale, chiusura con zip laterale.

Comme des Garçons, Sweater, Skirt, AW 2015-16

Maglia doppiata Comme des Garçons con interno in tulle di nylon che fuoriesce dai polsi e dal fondo ed esterno in maglia tridimensionale a coni interni/esterni di alpaca e lana, scollo rotondo, linea asciutta.

Gonna pantalone Comme des Garçons in gabardine lucido di lana e seta, linea a palloncino, due tasche a filo laterali, coulisse ed elastico in cintura, cuciture ad arco sui lati che conferiscono ampiezza.

Scarpa Trippen in pelle morbida di vacchetta, chiusura lievemente sormontata e asimmetrica con lacci, suola classica in gomma antiscivolo con punta arrotondata.

Comme des Garçons, Shirt, Skirt, AW 2015-16

Camicia corta Comme des Garçons in popeline di poliestere trattato girocollo, con cucitura orizzontale al fondo, linea asciutta, manica lunga, zip posteriore centrale e laterale, pinces sul davanti, sul retro e sul seno.

Gonna pantalone Comme des Garçons in gabardine lucido di lana e seta, linea a palloncino, due tasche a filo laterali, coulisse ed elastico in cintura, cuciture ad arco sui lati che conferiscono ampiezza.

Comme des Garçons, Divided Skirt, AW 2015-16

Gonna pantalone sotto al ginocchio Comme des Garçons in pizzo ricamato di cotone e poliestere lavati, line ampia, con una gamba più corta dell’altra, coulisse ed elastico in cintura, 2 tasche a filo laterali, si può indossare entrando da una gamba sola.

 

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Anrealage, Fashion, Show, AW, 2015-16http://www.thenewblack.com/portraits/anrealage-fw-15-pfw/

Il nome di Kunihiko Morinaga, classe 1980, si cela dietro un marchio, Anrealage, che con quell’ an privativo iniziale nega insieme due significati diversi: realtà e tempo. Un indizio importante, che aiuta a comprendere la volontà sperimentale del giovane designer:

 

  • quello che appare non è;
  • ogni tendenza stagionale non rientra negli interessi primari della collezione proposta.

 

Siamo infatti nel cuore della cosiddetta scuola giapponese dove il desiderio di incidere ed affermarsi da un punto di vista concettuale prevale su più semplici fenomeni di marketing di ampio consenso.

Con Light collection, Morinaga esordisce a Parigi con una linea totalmente sperimentale, uniformata intorno all’esercizio ingegneristico della foto-sensibilità. Ogni capo contiene e rivela una possibile manifestazione luminosa. Se in passerella escono effettivamente completi del tutto foto-sensibili che, in base alla sollecitazione subita, modificano il loro aspetto cromatico, tutta la collezione è svolta intorno al tema radiante della luce. I cerchi formali di caban e cappotti enfatizzano l’idea del faro e del cono di luce. Una circonferenza luminosa testimonia complicati procedimenti nella distribuzione del colore, un assorbimento dei toni chiari molto più complesso da raccontare di quanto non accada per qualsiasi tipo di stampa realizzata finora.

Anrealage, AW 2015-16, Trench

Trench corto Anrealage in panno di lana con cerchio di luce impresso al centro, doppio petto con pattine e revers che emergono dal tessuto, mostrine sulle spalle, carré posteriore, due tasche a filo verticali, due tasche a filo interne.

Pantalone a uomo Milano Parigi in flanella di lana, pinces sul davanti, passanti per cintura, tasche a filo verticali, chiusura con zip e bottoni, elastico sul retro del cinturone, linea morbida che stringe sul polpaccio.

Scarponcino ‘classico Trippen’ in pelle oleata scamosciata di vacchetta, chiusura con lacci e gancetti, soletta interna in sughero removibile, suola in gomma a carro armato con punta arrotondata.

Anrealage, AW 2015-16, Trench

Caban Anrealage al ginocchio in panno di lana con cerchio di luce chevron impresso al centro, un petto con pattine e revers schiacciati che emergono dal tessuto, mostrine sulle spalle, tre bottoni, due tasche a filo laterali, due tasche a filo interne.

Pantalone a uomo Milano Parigi in flanella di lana gessata, pinces sul davanti, passanti per cintura, tasche a filo verticali, chiusura con zip e bottoni, elastico sul retro del cinturone, linea morbida che stringe sul polpaccio.

Anrealage, AW 2015-16, Pea Coat

Caban al ginocchio Anrealage in panno di lana con cerchio di luce chevron impresso al centro, un petto con pattine e revers schiacciati che emergono dal tessuto, mostrine sulle spalle, tre bottoni, due tasche a filo laterali, due tasche a filo interne.

Pantalone a uomo Milano Parigi in flanella di lana, pinces sul davanti, passanti per cintura, tasche a filo verticali, chiusura con zip e bottoni, elastico sul retro del cinturone, linea morbida che stringe sul polpaccio.

Scarponcino ‘classico Trippen’ in pelle oleata scamosciata di vacchetta, chiusura con lacci e gancetti, soletta interna in sughero removibile, suola in gomma a carro armato con punta arrotondata.

Anrealage, AW 2015-16, Pea Coat, Skirt

Caban al ginocchio Anrealage in panno di lana con cerchio di luce chevron impresso al centro, un petto con pattine e revers schiacciati che emergono dal tessuto, mostrine sulle spalle, tre bottoni, due tasche a filo laterali, due tasche a filo interne.

Gonna longuette Anrealage in poliestere e rayon a graffito bianco e nero su lavorazione ad effetto velluto, balze ai lati e al fondo, chiusura con gancio e zip laterali.

Il tema radiante della luminosità torna anche sulla maglieria, sviluppata intorno ad un unico filo di tessuto che, in trama, alterna il bianco all’ombra rappresentata dal colore nero.

Anrealage, AW, 2015-16, knitwear

Cappa pesante Anrealage a cerchio in maglia pesante di lana, alpaca e acrilico con cerchio di luce al centro in un unico filo di tessuto, collo alto.

Pantalone a jeans con gamba stretta Y’s Yohji Yamamoto in tela di cotone stropicciata, due tasche a filo verticali, tre tasche applicate dietro di cui due sovrapposte, passanti per cintura, chiusura con zip e bottoni.

Anrealage, Aw 2015-16, Knitwear

Cardigan Anrealage lungo a cerchio in maglia bouclé di lana, alpaca e acrilico con cerchio di luce in trama, chiusura con bottoni automatici, due tasche a filo, fascetta a coste larghe ai polsi.

Pantalone a jeans con gamba stretta Y’s Yohji Yamamoto in tela di cotone stropicciata, due tasche a filo verticali, tre tasche applicate dietro di cui due sovrapposte, passanti per cintura, chiusura con zip e bottoni.

O ancora, quello che a colpo d’occhio può apparire un elementare velluto stampato, con il movimento rivela uno stupefacente effetto di tridimensionalità tessile: fibra, traccia a graffite di trama con colore in contrasto, compresso a realizzare un’evocazione tessile familiare composta da luci e ombre inedite, assolutamente da vedere dal vivo perché nessuna descrizione può restituire con efficacia il risultato ottenuto.

Anrealage, AW 2015-16, Jacket

Giacca lunga Anrealage in poliestere e rayon a graffito bianco e nero su lavorazione ad effetto velluto, un petto con revers, chiusura con bottoni, due tasche con pattina, balze ai lati e al fondo, taschino a filo al petto.

Pantalone a uomo Milano Parigi in flanella di lana, pinces sul davanti, passanti per cintura, tasche a filo verticali, chiusura con zip e bottoni, elastico sul retro del cinturone, linea morbida che stringe sul polpaccio.

Scarponcino ‘classico Trippen’ in pelle oleata scamosciata di vacchetta, chiusura con lacci e gancetti, soletta interna in sughero removibile, suola in gomma a carro armato con punta arrotondata.

Anche nei capi dall’aspetto meno ardito e sperimentale, in realtà sono ben camuffate proprietà termiche o elementi decorativi che permettono non solo di gioire della leggera portabilità di cappotti e caban, ma anche di poterne modificare l’aspetto, soprattutto nella lunghezza, a proprio piacimento.

Anrealage, AW 2015-16, Blouson

Blouson corto Anrealage in patchwork di maglia di cotone in diverse tonalità di grigio e nero, anima di fil di ferro lungo i bordi, chiusura con zip, cappuccio, due tasche con pattina e bottone verticali, bottoni sui polsini, taschino interna a filo verticale.

Pantalone a jeans con gamba stretta Y’s Yohji Yamamoto in tela di cotone stropicciata, due tasche a filo verticali, tre tasche applicate dietro di cui due sovrapposte, passanti per cintura, chiusura con zip e bottoni.

Anrealage, AW 2015-16, Coat

Cappotto Anrealage con cappuccio in jacquard tono su tono in cotone e rayon, chiusura con zip ed alamari, anima in fil di ferro lungo i bordi, due tasche applicate, riprese a drappeggio, polsini con bottoni, tasca interna a filo verticale.

Pantalone a uomo Milano Parigi in flanella di lana, pinces sul davanti, passanti per cintura, tasche a filo verticali, chiusura con zip e bottoni, elastico sul retro del cinturone, linea morbida che stringe sul polpaccio.

Scarponcino ‘classico Trippen’ in pelle oleata scamosciata di vacchetta, chiusura con lacci e gancetti, soletta interna in sughero removibile, suola in gomma a carro armato con punta arrotondata.

New entry di grande rispetto, Anrealage va osservato e atteso con l’entusiasmo della giovinezza più curiosa verso ogni possibile, rivoluzionaria manipolazione tessile e formale.


 

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Testo di Francesca Ferlin, elaborato dopo una lunga intervista con Orlando Milan di IVO MILAN-Padova, per essere pubblicato su una sorta di ELLE UK, una delle migliori riviste di moda inglesi, al cui interno si leggono articoli lontani dalle ordinarie considerazioni sul costume ed il vestire. L’occhio è focalizzato su tendenze e personalità inedite.

L’interesse del pezzo sta nello spiegare come in Italia non esista soltanto la moda  che tutti conoscono, ma è possibile imbattersi in “pionieri” del settore, fermamente convinti che la moda non sia solo business, quanto piuttosto una continua ed ininterrotta tensione verso il cambiamento, l’innovazione

 

The Radical Fashion Shop

by Francesca Ferlin

Orlando Milan has always believed that, in order to dress someone’s body, you first have to dress his mind. This is one of the first things you should know when you vis it his shop in PaduaIVO MILAN is located in the central Via Santa Lucia in a striking Romanesque house, currently the oldest civil standing building in town; even a quick first glance at the window reveals that this is no ordinary shop: dim lights illuminate a precious dress and suddenly it feels like being in a museum admiring a scuplture in a casket. The way that the windows are settled, the use of the lights, the mixture of the colours for the background, used to enhance the shapes and the shades of fabrics, are all clues that this is no mere fashion, as the attention is drawn to the art that springs from fashion.

Orlando Milan ha sempre creduto che, per vestire qualcuno, bisognasse prima di tutto vestire la sua mente. Questa è una delle prime cose da sapere quando si fa visita al suo negozio, a Padova. IVO MILAN è situato nella centrale via Santa Lucia, in una suggestiva casa romanica, l’edificio civile più antico della città. Già dando una prima occhiata alla vetrina si può intuire che non ci si trova davanti al solito negozio: luci soffuse illuminano un vestito prezioso e, immediatamente, si ha la sensazione di ammirare una scultura nella teca di un qualche museo. La maniera in cui le vetrine sono allestite, l’uso delle luci, la composizione di colori sullo sfondo, utilizzata per valorizzare forme e ombre dell’abito, sono tutti indizi che rivelano come qui non si parli soltanto di moda, qui l’attenzione viene spostata sull’arte che da essa scaturisce.

In 1945 Ivo Milan, Orlando’s father, following his family tradition, opened his fabrics shop, manufactured clothes and named it after himself to distinguish it from his brothers’ businesses which bore the same family name. In 1967 Orlando joined the father’s company as a co-worker, and after his death, started the long work that made IVO MILAN the shop that is known nowadays. So this is supposed to be a traditional family-run business, where family values have gone from generation to generation and time seems to stand still. But Orlando Milan is not of this opinion: “Through these years we have always tried to maintain the values that my father taught me, the importance of the manufacture and the indispensable quality of the fabrics, but nowadays the guidelines of the shop are something new that I have built during this forty years of experience inside the fashion industry.”

Nel 1945 Ivo Milan, il padre di Orlando, nel solco della tradizione familiare, aprì il suo negozio di stoffe e di abiti confezionati e lo chiamò con il suo nome per distinguerlo dalle attività che i suoi fratelli avevano aperto a loro volta. Nel 1967 Orlando iniziò a lavorare nell’azienda paterna come collaboratore e, dopo la prematura scomparsa del padre, intraprese il lungo lavoro che ha fatto di IVO MILAN il negozio che conosciamo oggi. Si potrebbe quindi presupporre un’attività a gestione familiare tradizionale, dove i valori sono stati tramandati da generazione a generazione, con il tempo che guarda al passato. Ma Orlando Milan non è di questa opinione: “Lungo tutti questi anni abbiamo sempre provato a rispettare i valori che mio padre mi ha insegnato, l’importanza della manifattura e l’indispensabile qualità dei tessuti, ma oggigiorno le linee-guida del negozio sono qualcosa di nuovo che ho costruito durante questi quarant’anni di esperienza nel mondo della moda.”


Milan’s experience is a long path that has experimented various forms of fashion and arts, through the first Versace and Armani collections at the end of the 70′s (IVO MILAN was one of the first shops in Italy that started to sell these brands) to Japanese fashion, which in the last twenty years has distinguished this retailer from the others. Key brands that make this shop unique in its kind are Yohji Yamamoto, Junya Watanabe, Issey Miyake, Rick Owens, Martin Margiela, Shu Moriyama, Jun Takhashi and Comme des Garçons, the brand that best embodies the philosophy of the shop. Rei Kawakubo is a fervid supporter of trying to know what “has never been seen before”, and this is the most important guideline that Mr Milan wants his shop to follow: nothing must be mass-produced and everything must be different from what one usually sees. This principle is applied to everything that concerns the shop, from its furniture to the selection process that goes on behind the displaying of clothes. In fact, the limited production and circulation of the labels sold in the shop exists alongside a specific principle which determines how to choose everything that will be sold. “This principle is one which takes into account the requirements of a very well-educated, niche Paduan clientele, whose taste has not been shaped by the influences of media and television, and whose interests lie in those very special purchases – in authentically creative ones, if not in ones with a strong artistic value” says the shop owner.


L’esperienza del signor Milan è un lungo percorso durante il quale ha sperimentato i vari momenti della moda e l’aspetto artistico ad essi collegato , dalle prime collezioni di Versace e Armani alla fine degli anni ’70 (IVO MILAN fu uno dei primi negozi in Italia a vendere questi marchi) fino alla moda giapponese, che negli ultimi vent’anni è stata ciò che l’ha differenziato dagli altri retailer. I marchi chiave che rendono questo negozio unico nel suo genere sono, per citarne alcuni, Yohji Yamamoto, Junya Watanabe, Issey Miyake, Rick Owens, Martin Margiela, Shu Moriyama, Jun Takhashi e Comme des Garçons, il marchio che meglio incarna la filosofia del negozio. Rei Kawakubo è una fervida sostenitrice del provare a conoscere ciò “che non è mai stato visto prima”; e la traccia più importante che Orlando Milan vuole che il suo negozio segua: nulla deve essere di serie, tutto deve essere diverso da ciò che si vede abitualmente. Questo principio è applicato a tutto ciò che riguarda il negozio, dal suo arredamento al processo di selezione che sta dietro all’esposizione degli abiti. Infatti, alla diffusione limitata dei marchi si unisce il criterio particolare in base al quale vengono scelti. “Un criterio che tiene conto delle sollecitazione di una ristrettissima clientela di Padova, molto colta e indipendente nel giudizio da condizionamenti di stampa e televisione, interessata solo a ciò che è davvero speciale, autenticamente creativo se non addirittura a forte valenza artistica” afferma il proprietario del negozio.


So the customers have to be open-minded and be endowed with a marked inclination for artistic values to understand IVO MILAN’s fashion. Radical Fashion, as Mr Milan used to call it. This name has been adopted after the Radical Fashion Exhibition at the Victoria & Albert Museum in 2002, where the designers that Orlando Milan loves the most and has chosen to sell, were displayed in a collective exhibition, from Yohji Yamamoto to Comme des Garçons. “This exhibition really reflects my idea of fashion and these designers are, to me, the real essence of this concept.” he states. They are “radical” in the full sense of the word: they are “revolutionary” and they are “rooted” in the art. They cut through ideas as well as fabric. Challenging established views, they have committed their lives to seeking ever more demanding expressions of “beauty”, with diverse and often provocative results”.

I clienti devono quindi essere di mentalità aperta e dotati di una forte inclinazione per le arti figurative per comprendere il concetto di moda di IVO MILAN. La cosiddetta Radical Fashion, come il signor Milan l’ha definita. Questo nome fu adottato dopo la mostra “Radical Fashion” al Victoria & Albert Museum nel 2002, dove gli stilisti che Orlando Milan ama di più e che ha scelto di vendere, furono esposti in una mostra collettiva, da Yohji Yamamoto a Comme des Garçons. “Questa mostra rispecchia la mia idea di moda e questi stilisti sono, per me, la vera essenza di questo concetto” dichiara Milan “Loro sono “radicali” nel vero senso del termine: sono “rivoluzionari” e sono “radicati” nell’arte”. Loro plasmano le idee come tagliano il tessuto. Andando contro corrente, hanno dedicato le loro vite alla ricerca di un sempre più richiesto concetto di “bellezza”, con risultati diversi e spesso provocatori”.

T-shirt vintage COMME DES GARÇONS

But which is his conception of beauty? Again, the inspiration comes from Japan: “The guideline that always has inspired me comes from the Japanese concept of beauty, that is “the aesthetics of imperfection” (wabi-sabi). I am against the logic of homologation and of display of wealth that inspires great European fashion, especially in these last years. I prefer to give my customers the possibility to portray themselves through an “understatement style” or with an idea-dress that draws the attention to the originality and to the independent spirit of the person wearing it.”

Ma qual è questo concetto di bellezza? Ancora una volta l’ispirazione arriva dal Giappone: “Il filo conduttore che mi ha da sempre ispirato viene dal concetto giapponese di bellezza, ossia ‘l’estetica dell’imperfezione’ (wabi-sabi). Sono contro la logica dell’omologazione e dell’ostentazione della ricchezza che ispira la grande moda europea, specialmente negli ultimi anni. Preferisco dare la possibilità ai miei clienti di rappresentarsi attraverso uno stile sottotraccia, noto con il termine inglese “understatement-style”, o con un abito-idea che evidenzi l’originalità e l’indipendenza dello spirito della persona che lo indossa”.

Sweater OYUNA

Detail sweater OYUNA

For IVO MILAN, fashion is something far from the conventional concept that everybody is accustomed to. First and foremost, fashion is research, is an exploration of the unknown. Here ideas come first, the most interesting part of a dress is not how it was made but why. What is it that lays behind the creation? How can a designer elaborate an idea and transform it into something that everybody can wear? These are only a few of the questions that Mr Milan wants customers to ask themselves as they wander around the shop. Because the most important thing is not to sell a dress but to make customers aware of what they are going to buy, something that stands over the trends, something that will rest forever as a unique work of art. And how is it possible to make the right choice, to find the piece that will fit perfectly and will be always with you? “Know yourself and let the dress be simply a continuation of your person”.

Per IVO MILAN la moda è qualcosa di lontano da quel concetto convenzionale a cui le persone sono abituate. Prima di tutto la moda è ricerca, è esplorazione dell’ignoto. Qui le idee vengono anteposte, la parte più interessante di un abito non è il come è fatto ma perché. Cosa si cela dietro la sua creazione? Come può uno stilista elaborare un’idea e trasformarla in qualcosa che tutti possono indossare? Queste sono solo alcune delle domande che Orlando Milan vorrebbe che i suoi clienti si ponessero vagando per il suo negozio. Perché la cosa più importante non è vendere un vestito ma rendere il cliente consapevole di cosa sta acquistando, qualcosa che va oltre le mode, qualcosa che gli rimarrà per sempre come opera d’arte unica ed irripetibile. E com’è possibile fare la scelta giusta, trovare l’abito che calzi a pennello con la propria personalità e che sarà per sempre con noi? «Conosci te stesso e lascia che il vestito sia la semplice continuazione di te » .


 


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