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   IVO MILAN – Radical Fashion Blog

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Testo di Francesca Ferlin, elaborato dopo una lunga intervista con Orlando Milan di IVO MILAN-Padova, per essere pubblicato su una sorta di ELLE UK, una delle migliori riviste di moda inglesi, al cui interno si leggono articoli lontani dalle ordinarie considerazioni sul costume ed il vestire. L’occhio è focalizzato su tendenze e personalità inedite.

L’interesse del pezzo sta nello spiegare come in Italia non esista soltanto la moda  che tutti conoscono, ma è possibile imbattersi in “pionieri” del settore, fermamente convinti che la moda non sia solo business, quanto piuttosto una continua ed ininterrotta tensione verso il cambiamento, l’innovazione

 

The Radical Fashion Shop

by Francesca Ferlin

Orlando Milan has always believed that, in order to dress someone’s body, you first have to dress his mind. This is one of the first things you should know when you vis it his shop in PaduaIVO MILAN is located in the central Via Santa Lucia in a striking Romanesque house, currently the oldest civil standing building in town; even a quick first glance at the window reveals that this is no ordinary shop: dim lights illuminate a precious dress and suddenly it feels like being in a museum admiring a scuplture in a casket. The way that the windows are settled, the use of the lights, the mixture of the colours for the background, used to enhance the shapes and the shades of fabrics, are all clues that this is no mere fashion, as the attention is drawn to the art that springs from fashion.

Orlando Milan ha sempre creduto che, per vestire qualcuno, bisognasse prima di tutto vestire la sua mente. Questa è una delle prime cose da sapere quando si fa visita al suo negozio, a Padova. IVO MILAN è situato nella centrale via Santa Lucia, in una suggestiva casa romanica, l’edificio civile più antico della città. Già dando una prima occhiata alla vetrina si può intuire che non ci si trova davanti al solito negozio: luci soffuse illuminano un vestito prezioso e, immediatamente, si ha la sensazione di ammirare una scultura nella teca di un qualche museo. La maniera in cui le vetrine sono allestite, l’uso delle luci, la composizione di colori sullo sfondo, utilizzata per valorizzare forme e ombre dell’abito, sono tutti indizi che rivelano come qui non si parli soltanto di moda, qui l’attenzione viene spostata sull’arte che da essa scaturisce.

In 1945 Ivo Milan, Orlando’s father, following his family tradition, opened his fabrics shop, manufactured clothes and named it after himself to distinguish it from his brothers’ businesses which bore the same family name. In 1967 Orlando joined the father’s company as a co-worker, and after his death, started the long work that made IVO MILAN the shop that is known nowadays. So this is supposed to be a traditional family-run business, where family values have gone from generation to generation and time seems to stand still. But Orlando Milan is not of this opinion: “Through these years we have always tried to maintain the values that my father taught me, the importance of the manufacture and the indispensable quality of the fabrics, but nowadays the guidelines of the shop are something new that I have built during this forty years of experience inside the fashion industry.”

Nel 1945 Ivo Milan, il padre di Orlando, nel solco della tradizione familiare, aprì il suo negozio di stoffe e di abiti confezionati e lo chiamò con il suo nome per distinguerlo dalle attività che i suoi fratelli avevano aperto a loro volta. Nel 1967 Orlando iniziò a lavorare nell’azienda paterna come collaboratore e, dopo la prematura scomparsa del padre, intraprese il lungo lavoro che ha fatto di IVO MILAN il negozio che conosciamo oggi. Si potrebbe quindi presupporre un’attività a gestione familiare tradizionale, dove i valori sono stati tramandati da generazione a generazione, con il tempo che guarda al passato. Ma Orlando Milan non è di questa opinione: “Lungo tutti questi anni abbiamo sempre provato a rispettare i valori che mio padre mi ha insegnato, l’importanza della manifattura e l’indispensabile qualità dei tessuti, ma oggigiorno le linee-guida del negozio sono qualcosa di nuovo che ho costruito durante questi quarant’anni di esperienza nel mondo della moda.”


Milan’s experience is a long path that has experimented various forms of fashion and arts, through the first Versace and Armani collections at the end of the 70′s (IVO MILAN was one of the first shops in Italy that started to sell these brands) to Japanese fashion, which in the last twenty years has distinguished this retailer from the others. Key brands that make this shop unique in its kind are Yohji Yamamoto, Junya Watanabe, Issey Miyake, Rick Owens, Martin Margiela, Shu Moriyama, Jun Takhashi and Comme des Garçons, the brand that best embodies the philosophy of the shop. Rei Kawakubo is a fervid supporter of trying to know what “has never been seen before”, and this is the most important guideline that Mr Milan wants his shop to follow: nothing must be mass-produced and everything must be different from what one usually sees. This principle is applied to everything that concerns the shop, from its furniture to the selection process that goes on behind the displaying of clothes. In fact, the limited production and circulation of the labels sold in the shop exists alongside a specific principle which determines how to choose everything that will be sold. “This principle is one which takes into account the requirements of a very well-educated, niche Paduan clientele, whose taste has not been shaped by the influences of media and television, and whose interests lie in those very special purchases – in authentically creative ones, if not in ones with a strong artistic value” says the shop owner.


L’esperienza del signor Milan è un lungo percorso durante il quale ha sperimentato i vari momenti della moda e l’aspetto artistico ad essi collegato , dalle prime collezioni di Versace e Armani alla fine degli anni ’70 (IVO MILAN fu uno dei primi negozi in Italia a vendere questi marchi) fino alla moda giapponese, che negli ultimi vent’anni è stata ciò che l’ha differenziato dagli altri retailer. I marchi chiave che rendono questo negozio unico nel suo genere sono, per citarne alcuni, Yohji Yamamoto, Junya Watanabe, Issey Miyake, Rick Owens, Martin Margiela, Shu Moriyama, Jun Takhashi e Comme des Garçons, il marchio che meglio incarna la filosofia del negozio. Rei Kawakubo è una fervida sostenitrice del provare a conoscere ciò “che non è mai stato visto prima”; e la traccia più importante che Orlando Milan vuole che il suo negozio segua: nulla deve essere di serie, tutto deve essere diverso da ciò che si vede abitualmente. Questo principio è applicato a tutto ciò che riguarda il negozio, dal suo arredamento al processo di selezione che sta dietro all’esposizione degli abiti. Infatti, alla diffusione limitata dei marchi si unisce il criterio particolare in base al quale vengono scelti. “Un criterio che tiene conto delle sollecitazione di una ristrettissima clientela di Padova, molto colta e indipendente nel giudizio da condizionamenti di stampa e televisione, interessata solo a ciò che è davvero speciale, autenticamente creativo se non addirittura a forte valenza artistica” afferma il proprietario del negozio.


So the customers have to be open-minded and be endowed with a marked inclination for artistic values to understand IVO MILAN’s fashion. Radical Fashion, as Mr Milan used to call it. This name has been adopted after the Radical Fashion Exhibition at the Victoria & Albert Museum in 2002, where the designers that Orlando Milan loves the most and has chosen to sell, were displayed in a collective exhibition, from Yohji Yamamoto to Comme des Garçons. “This exhibition really reflects my idea of fashion and these designers are, to me, the real essence of this concept.” he states. They are “radical” in the full sense of the word: they are “revolutionary” and they are “rooted” in the art. They cut through ideas as well as fabric. Challenging established views, they have committed their lives to seeking ever more demanding expressions of “beauty”, with diverse and often provocative results”.

I clienti devono quindi essere di mentalità aperta e dotati di una forte inclinazione per le arti figurative per comprendere il concetto di moda di IVO MILAN. La cosiddetta Radical Fashion, come il signor Milan l’ha definita. Questo nome fu adottato dopo la mostra “Radical Fashion” al Victoria & Albert Museum nel 2002, dove gli stilisti che Orlando Milan ama di più e che ha scelto di vendere, furono esposti in una mostra collettiva, da Yohji Yamamoto a Comme des Garçons. “Questa mostra rispecchia la mia idea di moda e questi stilisti sono, per me, la vera essenza di questo concetto” dichiara Milan “Loro sono “radicali” nel vero senso del termine: sono “rivoluzionari” e sono “radicati” nell’arte”. Loro plasmano le idee come tagliano il tessuto. Andando contro corrente, hanno dedicato le loro vite alla ricerca di un sempre più richiesto concetto di “bellezza”, con risultati diversi e spesso provocatori”.

T-shirt vintage COMME DES GARÇONS

But which is his conception of beauty? Again, the inspiration comes from Japan: “The guideline that always has inspired me comes from the Japanese concept of beauty, that is “the aesthetics of imperfection” (wabi-sabi). I am against the logic of homologation and of display of wealth that inspires great European fashion, especially in these last years. I prefer to give my customers the possibility to portray themselves through an “understatement style” or with an idea-dress that draws the attention to the originality and to the independent spirit of the person wearing it.”

Ma qual è questo concetto di bellezza? Ancora una volta l’ispirazione arriva dal Giappone: “Il filo conduttore che mi ha da sempre ispirato viene dal concetto giapponese di bellezza, ossia ‘l’estetica dell’imperfezione’ (wabi-sabi). Sono contro la logica dell’omologazione e dell’ostentazione della ricchezza che ispira la grande moda europea, specialmente negli ultimi anni. Preferisco dare la possibilità ai miei clienti di rappresentarsi attraverso uno stile sottotraccia, noto con il termine inglese “understatement-style”, o con un abito-idea che evidenzi l’originalità e l’indipendenza dello spirito della persona che lo indossa”.

Sweater OYUNA

Detail sweater OYUNA

For IVO MILAN, fashion is something far from the conventional concept that everybody is accustomed to. First and foremost, fashion is research, is an exploration of the unknown. Here ideas come first, the most interesting part of a dress is not how it was made but why. What is it that lays behind the creation? How can a designer elaborate an idea and transform it into something that everybody can wear? These are only a few of the questions that Mr Milan wants customers to ask themselves as they wander around the shop. Because the most important thing is not to sell a dress but to make customers aware of what they are going to buy, something that stands over the trends, something that will rest forever as a unique work of art. And how is it possible to make the right choice, to find the piece that will fit perfectly and will be always with you? “Know yourself and let the dress be simply a continuation of your person”.

Per IVO MILAN la moda è qualcosa di lontano da quel concetto convenzionale a cui le persone sono abituate. Prima di tutto la moda è ricerca, è esplorazione dell’ignoto. Qui le idee vengono anteposte, la parte più interessante di un abito non è il come è fatto ma perché. Cosa si cela dietro la sua creazione? Come può uno stilista elaborare un’idea e trasformarla in qualcosa che tutti possono indossare? Queste sono solo alcune delle domande che Orlando Milan vorrebbe che i suoi clienti si ponessero vagando per il suo negozio. Perché la cosa più importante non è vendere un vestito ma rendere il cliente consapevole di cosa sta acquistando, qualcosa che va oltre le mode, qualcosa che gli rimarrà per sempre come opera d’arte unica ed irripetibile. E com’è possibile fare la scelta giusta, trovare l’abito che calzi a pennello con la propria personalità e che sarà per sempre con noi? «Conosci te stesso e lascia che il vestito sia la semplice continuazione di te » .


 


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A continua riprova di quanto labili siano i confini tra arte e moda all’interno della cosiddetta scuola giapponese, segnaliamo la curiosa installazione realizzata per la boutique di Issey Miyake a Tokyo, dall’architetto Yoichi Yamamoto.

Una carrellata di sedie azzurre, su cui stanno appesi e appoggiati i colorati cappelli del più illustre modista nipponico, Akio Hirata.


La naturale collocazione dei copricapi cela, in realtà, un artificiale ed illusorio effetto ottico, giocato su un’ingegnosa combinazione di elementi tridimensionali, gli schienali, e bidimensionali, le gambe delle allegre seggiole azzurre.


Se si osserva la vetrina da una certa angolazione, l’apparente semplicità dell’allestimento riesce ad ingannare l’ingenuità dello sguardo. Solo spostando il punto d’osservazione, con grande sorpresa per il passante distratto, il complesso trompe l’oeil viene risolto.

Un’ulteriore testimonianza dell’imprescindibile valore aggiunto apportato da competenze che si compenetrano a vicenda, ma anche, dal considerare la facciata di un negozio non come effimera bacheca di capi in vendita, bensì, come spazio privilegiato su cui allestire astratti esercizi del pensiero, da condividere, responsabilmente, con un pubblico in movimento.


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Continua la panoramica all’interno di Ivo Milan. Dedicata, in particolare, a tutte coloro che ancora non hanno avuto occasione di recarsi nel centro storico di Padova, alla scoperta degli spazi del negozio di via Santa Lucia.

Scorci di una realtà quotidiana, dove il lavoro e il rapporto con le persone si fondono in una comune passione per il vestire, l’arte e la parola. Un ambiente in continua trasformazione, con installazioni e vetrine settimanalmente allestite per mostrare come, fornitori diversi, possono coesistere ed essere abbinati in base ai gusti, gli stili e le necessità più eterogenee.


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Issey Miyake

Tutta la poetica e l’arte di Issey Miyake possiamo associarle a due brevi parole: luce e gioia.

I suoi abiti sono una festa per gli occhi e lo spirito, oggetto di attenzione, stupore e meraviglia anche da parte di un pubblico alieno al mondo della moda, ma vulnerabile, semplicemente, alla bellezza.

La famosissima maison giapponese ha partorito pezzi ospitati nelle più prestigiose gallerie d’arte contemporanea, tanto è rivoluzionaria e futuristica la tecnologia alla base delle proprie creazioni. Qualsiasi forma può essere ingegnata, qualsiasi tonalità cromatica concretizzata, senza mai calpestare l’umana, ancestrale propensione a riconoscere canoni armonici.

Miyake non costringe a sforzi di comprensione e interpretazione, perché ciò che produce avremmo già, istintivamente, voluto crearlo noi.

L’opera-abito è espressione e risultato di una potente libertà di pensiero, emancipata dalle costrizioni che le ridotte potenzialità dei materiali porrebbero. Se infatti una tecnica è in grado di liberare la materia dalle proprie oggettive limitazioni, ecco che, quella stessa materia, in questo caso il tessuto, può divenire oggetto di ogni manipolazione e plasmarsi, modellarsi esclusivamente in funzione della capacità creativa dell’artista.

Issey Miyake non è un designer, ma un genio che ha portato l’arte nella vita quotidiana, permettendo di indossarla. Che ci si imbatta nel pezzo spettacolare, o in uno più ragionevole e discreto, si ha sempre a che fare con la medesima geniale creazione, perché il tessuto, l’elemento primario, ha subito trattamenti tali da renderlo un capo irriproducibile, se non ne laboratori da cui ne è uscito.

Ogni collezione esibisce struttura e colore, nelle loro illimitate possibilità espressive, declinate e sperimentate perché l’incanto e la meraviglia irrompano nelle nostre vite. Un gesto creativo di clamorosa generosità.

 

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