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   IVO MILAN – Radical Fashion Blog

 

Nel presentare una collezione spesso si trascura di rivelare il contesto da cui trae ispirazione, le atmosfere e la cultura locale che ne condizionano l’identità. In un certo senso, si potrebbe dire che conoscere un designer, un’azienda, un brand ha molto a che fare con la geografia.

Mentre la globalizzazione tende a cancellare tipicità, a omologare saperi, gusti e preferenze, in parallelo e discretamente resistono realtà capaci di sintetizzare la modernità delle metropoli contemporanee, con i saperi più antichi di territori remoti, dove usi e costumi esprimono il forte legame e il rispettoso equilibrio tra uomo e natura.

È il caso evidente di Bergfabel, azienda alto-atesina, il cui nome si compone delle parole tedesche ‘Berg‘ (montagna) e ‘Fabel‘ (racconto popolare), lingua ancora radicata a Vipiteno, piccolo borgo sulle Alpi sud-tirolesi, al confine con l’Austria, da cui proviene Klaus Plank, designer del brand.

Paesaggi alpini, di montagne imponenti e lunghe vallate verdeggianti, di pascoli e fiori dominati da boschi di conifere, dialogano con il lungo adattamento dell’uomo alle asperità dei freddi inverni e alla dolcezza delle primavere.

Un armonizzarsi estetico, reciproco, di felice antropizzazione, facilmente rintracciabile nei capi di Bergfabel, dai colori sensibili all’alternarsi stagionale, alla preferenza per le fibre naturali, lane rustiche e cotoni dall’aspetto vissuto, con tracce del folklore altoatesino, visibile nel modulo di certi abiti e giacche, nelle rifiniture fatte a mano.

Gli aspetti più tradizionali vengono stemperati dalla grande ricerca tessile di Klaus e della moglie Barbara, dalla loro abilità, con attenti gesti formali – pieghe collocate tra spacchi, fondo manica e orli – nel creare silhouette ideali per contesti più internazionali, per viaggiare e stare, in ogni luogo e tempo, a proprio agio.

Perché, l’idea di fondo delle proposte stilistiche di Bergfabel, non è solo quella di mantenere vivo il legame con la propria terra, ma soprattutto di porgerlo nella sua essenza di habitat che restituisce piacere e comfort a chi lo indossa, esattamente come le immersioni nei paesaggi delle alti valli tirolesi.

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Dopo una lunghissima e impegnativa giornata da Comme des Garçons, nello storico show-room di Place Vendôme a Parigi, decido di resistere ancora e andare a trovare Manuelle Guibal a Quai aux Fleurs, dentro l’Ile de la Cité. So che è vicino, ma la stanchezza ha raggiunto livelli tali da non avere energie nemmeno per cercare l’indirizzo sulla mia storica e ormai logora mappa cittadina.

Prendo un taxi e mi faccio portare a destinazione, senza pensare a nulla, solo a quanto sia stata stupida a non scegliere la metro per evitare il traffico parigino nell’ora di punta. Prossima a destinazione, un violento temporale, di quelli mirati, col cielo soleggiato da una parte e il nero minaccioso dall’altra, ovviamente la mia, mi dà il colpo di grazia: giusto il tempo di scendere dall’auto, attraversare la strada e mi ritrovo inzuppata da capo a piedi.

Affranta di fatica, freddo e un certo scoramento, varco la soglia dell’animato show-room della Guibal. Il mio ”Bonsoir, IVO MILAN”, silenzia l’effervescente chiacchiericcio, i volti sorpresi e gli occhi puntati mi fan percepire che sono la maschera di me stessa. Nello stesso istante, una calda voce maschile scioglie ogni esitazione e mi accoglie con una sola, semplicissima domanda: ”Champagne?”.

Mi piace raccontare l’esordio della collaborazione con Manuelle Guibal, perché il suo mondo è così: gioioso e scandito da un ritmo accogliente, subito familiare, di complicità, professionalità e grande partecipazione. La Maison è una famiglia, un gineceo di donne in cui Manuelle rassicura e valorizza ognuna, ascolta con sguardi appassionati e di grande tenerezza, osserva curiosa le reazioni della sua clientela alle proposte stagionali e ha piacere di conoscerne le diverse realtà.

La designer usa il colore, lo declina nei diversi modelli e tessuti, sa presentarlo in modo accattivante, desiderabile. L’anima creativa – è anche scultrice e pittrice – e il carattere socievole la mettono facilmente in rete con artisti locali. Così, sono frequenti le spennellate della pittrice Manon Gignoux sulle tele di cotone degli abiti e camicie dagli ampi volumi.


Un linguaggio confortevole, cittadino e fortemente rappresentativo di un esprit parigino vivace e rilassato, come si percepisce dalla scelta dei tessuti naturali: cotoni, sete e lini lavati, a volte cangianti, ritmati da stratificazioni, colori accesi o sobri nelle possibilità più femminili. Un’idea che valorizza la libertà di movimento, facilitata da coulisse, elastici e dalla veloce possibilità di mescolare, a propria discrezione, ogni capo, non solo con quanto offrono le collezioni della Guibal, ma con molto di quanto è già presente nel proprio guardaroba.

Le atmosfere di Manuelle Guibal sanno di amicizie, racconti coinvolgenti, ricerche consapevoli, cultura, collaborazioni e contemporaneità. È un mondo generoso, denso di joie de vivre, attenzioni e sentimenti, di lavoro e sostenibilità.

Ma sono le parole stesse della Maison quelle che meglio ne definiscono l’ambiente:

Uno spazio ampio e luminoso, un pot-pourri di sensazioni. Potremmo sentire parlare giapponese, inglese, francese, portoghese o neozelandese, aver la sensazione di viaggiare per il mondo attraverso una carrellata di cadenze, suoni e immagini sovrapposte, sognare di fuggire verso spiagge selvagge e sabbiose con ondeggianti palme da cocco… Ma non lasciatevi ingannare, il mondo di Manuelle Guibal è anche un brulicante alveare di ricerche, impegno e attività!


 

 

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Chi passa per Padova ha familiarità con le vetrine del nostro negozio. Un’occasione in cui l’abito viene collocato in una sorta di palcoscenico, dove, a fare da sfondo, sono dei pannelli retro illuminati.

Queste aree sospese, che si affacciano sul portico di via Altinate, di fronte alla chiesa più antica di Padova, Santa Sofia, periodicamente, vengono sostituite. Si tratta di tele astratte, spesso ‘prese in prestito’ da veri e propri artisti contemporanei. Più volte sono state offerte da Mirco Fabio Mariotto, architetto e caro, storico amico il cui lavoro realizzato al computer appare più pittorico che digitale

sito: https://www.fabiomariotto.it/

La scelta cade di volta in volta su colori che evocano la stagionalità in corso o che meglio si prestano a fare da scenografia ai completi esposti in un delicato equilibrio di luce e riflessi del vetro illuminato secondo lo scorrere della giornata.


È particolarmente curioso l’evento a monte delle ultime selezioni. Si tratta infatti di una collaborazione nata a seguito di un intenso scambio di mail con una cliente statunitense che, chiedendo indicazioni su capi di suo interesse presenti nel nostro catalogo online, ha portato a scoprire il suo magnifico mondo artistico.

Il confronto di grande umanità e la comune sensibilità estetica ha quindi portato a questa eccezionale collaborazione tra Eliza K Thomas di Austin, Texas e la nostra realtà…

Sito: https://www.elizakthomas.com/

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Una storia di lavoro, di famiglia e di eccellenza, quella di Avant Toi, marchio tutto italiano, nato a Genova nel 1955 con l’acquisto della prima macchina di maglieria e la determinazione di Lia Gambetta, fondatrice dell’azienda.

Una vicenda che attraversa le diverse fasi economiche italiane e, nonostante le importanti crisi del settore, riesce a crescere e a sviluppare una propria solidità grazie all’alternarsi generazionale, ad un team di collaboratori affiatati e ad altri preziosi elementi sinergici: innovazione, con l’investimento in macchinari ad alta tecnologia, artigianalità (molto del lavoro è ancora fatto a mano), scelta di filati nobili (cachemire, sete, lino e cotoni organici) e un’esclusiva sperimentazione cromatica.

La sensibilità artistica di Mirko, figlio di Lia, la sua passione per la pittura, definiscono l’identità più contemporanea dell’azienda. Ispirandosi alle tecniche dell’hand painting, Mirko concepisce la maglia come un’occasione su cui liberare le diverse potenzialità del colore. Partendo da basi neutre o scure, i diversi temi cromatici prendono forme astratte, spesso sfumate dall’utilizzo ricorrente dell’aerografo, o più materiche, nei filati laminati, quasi metallici.

Il mondo di Avant Toi, dalle silhouette essenziali, di confortevole utilizzo, offre una sconfinata gamma di colori che, a seconda della fibra prescelta, si sviluppa in modo esponenziale e, con estrema agilità, spazia dai contesti più quotidiani a quelli di maggior necessità espressiva, senza ostentazione formale, ma di assoluta gratificazione estetica e personale.

Ecco qualche anteprima della nostra selezione per la Primavera/Estate 2025

Abito lungo e svasato, in camouflage laminato e glitterato di seta e elastan

 

Maglia al fianco, ampia, in maglia di cotone e poliammide mouliné tinta a mano

 

Maglia al fianco, ampia, in maglia di lino e cotone tinta a mano

 

Cardigan corto e ampio in maglia di cotone e poliammide mouliné tinta a mano

 

Maglia lunga e ampia in maglia laminata di lino tinta a mano

 

 

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Un avveniristico sviluppo dell’etica del Miyake Design Studio dirige la filosofia del brand giapponese, ora alla sua nona stagione – decima, se si considera la presentazione già avvenuta a Parigi per il prossimo autunno/inverno.

Yusuke Takahashi, fondatore e designer di CFCL, classe 1985, laureato alla Bunka Fashion Graduate University di Tokyo, entra a far parte dell’esclusivo team creativo della Maison Miyake nel 2010 e dal 2013 ne diviene protagonista firmando la linea ISSEY MIYAKE Men.

Un patrimonio per la prestigiosa azienda giapponese, al tempo, seguita in prima persona dallo stesso Issey Miyake, lungimirante precettore di talenti da aggregare e incoraggiare, per garantire continuità alla realtà che ancora oggi porta il suo nome.

Nel 2020, probabilmente fiutando il cambio di direzione verso un business più radicale e sicuro della Maison Miyake, e con la ricca dotazione di esperienze acquisite, Takahashi si emancipa, uscendo con un proprio brand, CFCL. Un sincretismo, ancora una volta di promettente tradizione nipponica tra esperienze e culture, con un passo evoluto sulle trasformazioni globali.


Dove va l’abbigliamento, una delle industrie più inquinanti al mondo?

Cosa offrire, dopo le esperienze traumatizzanti della pandemia, che hanno reso più fragile l’equilibrio tra comfort e vita sociale?

Come rispondere ai contesti artistici e culturali, che ancora reclamano una differenziazione espressiva nelle due dimensioni, quotidiana e professionale?

Cosa possono offrire le nuove tecnologie e le reti sociali?

Domande che, connesse alla propria epoca, hanno motivato lo stesso Issey Miyake.

Nasce così CFCL, cercando di dare risposte e spessore a temi cruciali, quali il rispetto ambientale, la trasversalità di utilizzo, di silhouette, di contesti.

Takahashi mette in campo i propri studi avanzati sulla progettazione al computer della maglieria e così la possibilità di azzerare gli scarti tessili.

La scelta di una produzione in maglia anticipatamente ideata a pc permette infatti, nella sua elasticità, di offrire uno sviluppo taglie soprattutto in lunghezza e contenere al minimo le rimanenze.

Connette reti di recupero di materiali residuali come il poliestere, riciclandoli, rifilandoli e ritingendoli secondo filiere sostenibili, tracciabili fino all’origine della loro provenienza, tingendoli secondo le più antiche tecniche giapponesi (dall’ikat, allo shibori, ecc.).


Cerca forme adattabili ai contesti domestici e sociali.

Una realtà, CFCL, che pone al proprio centro lo stare nel mondo, con rispetto, comfort, creatività e senso comune, senza dare particolare peso alle estrose immagini da designer chiuso nel proprio piccolo mondo ideativo.

Non sono casuali le grandi collaborazioni con artisti contemporanei, dalla musica alla danza, dagli interior designers, agli architetti. Un sostegno internazionale, per un concreto progetto globale.


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