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   IVO MILAN – Radical Fashion Blog

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Boboutic nasce nell’anno 2000, dall’affiatata collaborazione tra il designer Michel Bergamo e l’architetto e fotografa Cristina Zamagni, oggi entrambi docenti di Fashion Design all’università IUAV di Venezia.

Dalla sede di Firenze l’azienda sviluppa, a partire da un’idea del filato inteso come linea infinita da rispettare nella sua estensione, una maglieria che escluda il più possibile l’uso di forbici nella sua realizzazione.

Inserita in questa cornice ideale, la maglia diviene una superficie con caratteristiche analoghe a quelle del tessuto, più uno spazio piano che tridimensionale, su cui l’ingegno dei due designer si cimenta in innumerevoli sperimentazioni e tecniche creative. Dall’invenzione dei macchinari, alla produzione del tessuto, tutto viene studiato e realizzato all’interno della Maison, partendo dalle matasse di:

-lana,

-yak,

-mohair,

-poliammide, ecc.

intrecciati con gli effetti desiderati a seconda del progetto dispiegato sulla stagione di riferimento.

Dallo spinato, al tweed, al gessato, dei capi spalla doppiati per aumentarne le proprietà termiche, alla rafia in lurex, materiale pensato per il viaggio, leggerissimo e di forte impatto scenografico, sempre e comunque di maglieria si tratta. Linee che prendono spunto dalla quotidianità più internazionale, di discreto impatto visivo, perché ogni capo è concepito, nella sua eccezionalità, in un’ottica duratura, che non stanchi, che entri con equilibrio ed estrema soddisfazione nella vita di ogni giorno.

 

L’interesse di Michel e Cristina verso altre discipline artistiche ha visto Boboutic, nel corso degli anni, in connessione con importanti collaborazioni, tra cui:

-Fanny & Alexander,

-Kinkaleri,

-Marco Mazzoni,

-Jacopo Miliani,

-Davide Savorani e Zapruder filmmakersgroup, ecc.,

coinvolti, di volta in volta, nella realizzazione di opere testimonial della filosofia di ogni collezione.

 

Ormai presente nelle più prestigiose boutique al mondo, il made in Italy siglato Boboutic manca solo di un’attesa pubblicazione, capace di divulgare i saperi e le esperienze maturate in anni di intensissime sperimentazioni, rendendo così consapevole un pubblico altrimenti ignaro della complessità costruttiva che si cela dietro ogni capo.

 

Scopri la nostra selezione all’interno dello show-room di Boboutic

 

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Nel varcare la soglia del 25 di rue Henry Monnier, tra Pigalle e Mont-Martre, un tappeto di sassi neri sonanti segna il repentino passaggio ad un’altra dimensione.

Non più la Parigi del Marais e della Fashion Week, non più le corse nel metro, non più l’inedita modernità dei monopattini elettrici, bensì una rilassata, quanto travolgente, suggestione bohemien prende il sopravvento nella boutique/show-room di Marc Le Bihan e Jean François Mimilla.

Gli arredi, i tavoli carichi di bijoux, anelli, collane, le luci, complici di faticosi giochi d’ombre che amplificano l’estesissimo assortimento della collezione, esposta in ordine di colore, tessuto, forma. Tutto si mescola con i capi dell’archivio storico di Marc Le Bihan, designer legatissimo al proprio percorso creativo rimasto coerente nel tempo.

Il suo lavoro si svolge in costante continuità con le performance degli esordi, ancora negli anni Novanta, affascinato dal linguaggio dei grandi giapponesi e del primo Margiela. Occorre molta attenzione per distinguere le novità all’interno della fitta presentazione, il catalogo rimane continuativo, si espande di stagione in stagione e ogni ordine può richiedere di attingere a pezzi dello storico.

La poetica languida di silhouette che rimarcano e portano in primo piano spalle e fianchi, insieme al tulle ricorrente, magnifico omaggio alle sensuali ballerine di Degas, si mescola nel suo contrario e diviene aspra, nelle finiture a taglio vivo, nella presenza del nero, smontato e rimontato su tessuti dal carattere più deciso, accentuato dai lavaggi che stropicciano la compostezza iniziale. La ricerca è concentrata su evocazioni culturali di inizio novecento, dalle forme a tait, ai tessuti anticati dello jacquard, alle lunghezze e drappeggi volutamente eccessivi. Tutto concorre a delineare una femminilità al confine tra due anime, una elegante, da haute couture, e una trasandata al limite della decadenza.

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È malinconico il mondo di Marc Le Bihan, rianima memorie represse dalla velocità dei tempi e dall’isolamento tecnologico, facendo riaffiorare l’intensità di un’epoca ancora densa di relazioni e appassionate conversazioni, accompagnate da del buon vino e joie de vivre!

 

E se volete immergervi nelle atmosfere dello show-room di Parigi, come di consueto, le nostre riprese…

 

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Un nuovo approfondimento intorno alla linea della Maison Issey Miyake che, prima tra tutte, lancia l’esordio della nuova stagione invernale, la Issey Miyake Resort. Presentata durante la Paris Fashion Week per l’estate 2019, dunque con un anno abbondante di anticipo rispetto alla sua uscita nei negozi, la collezione offre sempre pochi, quanto straordinari, esempi dell’arte tessile e formale del Miyake Design Studio. Dallo steam stretch alle texture tono su tono, la fibra di poliestere rivela tutto il suo potenziale artistico e funzionale.

Le spire di abiti, maglie e giacche assumono direzioni poetiche, diagonali intersecano motivi circolari e ondulatori, fuoriescono dalla consueta bidimensionalità dei tessuti e inseguono, rafforzandosi vicendevolmente, le innumerevoli componenti cromatiche. L’abilità di manipolare tante tecniche compositive, senza mai degenerare in derive decorative, rivela un’esuberanza creativa inesauribile insieme ad una rarissima comprensione delle esigenze più stringenti dell’abito speciale: non opprimere!

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L’eccezionalità di questi capi sta nel presentarsi come opere di grande slancio scenografico, ma, allo stesso tempo, di incredibile leggerezza ed elasticità. Indossandoli, la loro carica estetica – capace di stravolgere la propria percezione di sé – non affligge il movimento, limitandolo dentro una struttura coercitiva, come accade spesso con gli abiti da grandi occasioni, al contrario, elargisce una libertà senza precedenti, generando una percezione di agio e naturalezza immediati.

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Anche in espressioni meno sceniche, l’attenzione è sempre volta a scansare ovvietà, costrizioni, sia di movimento che di manutenzione (praticamente tutto si lava in lavatrice), ma più di ogni cosa e più di ogni altra azienda, la sfida della Maison Miyake sta nella sollecitazione costante del più appagante dei sentimenti: la gioia.

La gioia di vedersi rinnovate da un cambio d’abito, illuminate da colori sapientemente dosati e silhouette strategiche, capaci di valorizzare i  punti di forza e camuffare quelli deboli, la gioia di vedersi, improvvisamente e radicalmente, protagoniste di una contemporaneità apolide ed internazionale.

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Come sempre, un’occasione per apprezzarne la scoperta, è accompagnarvi nello show-room di Parigi insieme a noi…

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New entry di tutto rispetto per questa stagione, Phaedo Studios, marchio di origine cinese, il cui nome prende spunto da un’opera di Platone, il Fedone (in greco antico Φαίδων, Phàidō).

Affascinato dal suono e dai protagonisti del famoso dialogo platonico, il giovane designer Zhuzhu, battezza la propria esperienza connotandola subito di un’aura colta e sofisticata, confermata dalla cura straordinaria con cui presenta le proprie collezioni. Laureato alla SiChuan Fine Arts Institution e poi formatosi presso il London Central Saint Martins College of Art e Design, Zhuzhu prosegue gli studi alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa, in Belgio e nel 2014 a Hangzhou, in Cina, fonda Phaedo Studios. Un percorso di internalizzazione culturale che si arricchisce e intensifica di rapporti con esponenti del mondo dell’arte, del design e della moda, ambiti che il giovane designer non separa, sviluppandoli invece come coordinate della propria dimensione artistica. Nel 2017 è ospite infatti della Triennale di Milano e assidue divengono le collaborazioni con l’artista e collezionista Axel Vervoordt, coltivando quello spirito wabi-sabi che accomuna le due personalità.

Negli accuratissimi stand dello show-room parigino è presente, in suggestiva abbondanza di tonalità e forme, principalmente la seta ed è in questa pregiata fibra che prende forma un racconto intorno a quanto si osserva che va ben oltre l’essere qui e ora del momento della selezione. Lo stupore, di fronte alle coinvolgenti sfumature espresse dai capi appesi, dà il la ad un narrare sottovoce che disvela le lunghe e complesse sperimentazioni di tinteggiatura dei tessuti.

I procedimenti sono naturali, fatti a mano all’interno di vasche contenenti, a seconda: frutta, alghe, terra, caffè. La densità del colore è data dall’esposizione al sole che, solitamente, dura 2 mesi. Più i capi sono esposti al sole e maggiore è l’intensità del colore, per cui si tinge, si lasciano i capi ad asciugare e poi si tinge nuovamente e ancora una volta al sole, fino a quando si raggiunge la nota desiderata.

Per questo ogni capo è unico e con l’utilizzo può variare, mutando tonalità a contatto con la pelle e l’aria.

I tessuti si confondono, il cotone sembra seta, la seta pelle, carta bruciata in un continuum cromatico che, come su di uno spartito musicale, armonizza l’intera collezione, altamente artigianale e fortemente caratterizzata da saperi sartoriali di antica tradizione cinese.

La poetica di Phaedo trova respiro nelle silhouette, un’alternanza di vuoti e pieni, di pesi e lunghezze che espande ed amplifica una femminilità solenne ed eterea, risoluta e diafana, in un flusso stordente e struggente, tra oriente ed occidente, solcando territori inesplorati e, probabilmente, ancora emergenti grazie ad influenze culturali e sintesi visive del tutto nuove e globalizzate.

Come sempre, un’occasione per apprezzarne la scoperta, è accompagnarvi nello show-room di Parigi insieme a noi…

 

Scopri online la nuova collezione di Phaédo

 

 

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Da sempre presente nella storia della Maison, la Issey Miyake Resort, un tempo denominata Fête, viene presentata con largo anticipo rispetto alla stagione di riferimento. Inserita infatti nel calendario delle pre-collezioni, la linea interrompe quel periodo canonico di attesa tra la fine di una stagione e l’inizio di un’altra, animando la vita del negozio con suggestive promesse sul tempo che verrà.

Proiettati sull’imminente primavera/estate, i nuovi arrivi hanno l’aspetto delle ispirazioni creative del direttore artistico Yoshiyuki Miyamae, esplicitamente affascinato dalle opere dell’artista americana Georgia O’Keeffe durante il suo soggiorno nel New Mexico.

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Georgia O’Keeffe, From the Lake No.1, 1924, Oil on canvas, Nathan Emory Coffin

Collection of the Des Moines Arts Center

Le stampe, stese sulle complesse pieghe diagonali di abiti a tulipano, top circolari o su quelle a ondine verticali delle camicie doppiate, sono veri e propri campi pittorici, evocazioni degli astratti dipinti paesaggistici della pittrice statunitense. Nell’elaborazione offerta dalla Maison, con estrema complicità, il colore segue le leggere ed armoniose texture tessili del poliestere indeformabile, a sua volta filato in forme vagamente floreali o, nelle tinte unite, in modelli dalla semplicità visiva di un mare appena increspato. I costanti esperimenti tessili, identificativi dell’azienda giapponese, si esprimono pure nel particolare denim di cotone, dove la lavorazione, tipica del jeans, si trasforma in tela a tinta unita in continuità, senza cuciture intermedie.

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Anche per una collezione dalle dimensioni più ridotte come la Resort, Issey Miyake sfida lo sguardo disattento, lo invita a soffermarsi, a percorrere le onde ottenute dai processi a vapore delle esclusive tecnologie tessili messe in campo, a tradurre la levità di forme e colori in stupore e meraviglia per capi dall’innata vocazione ad essere impareggiabili compagni di viaggio!

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Come sempre, un’occasione per apprezzarne la scoperta, è accompagnarvi nello show-room di Parigi insieme a noi…

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Scopri online la Collezione Resort di Issey Miyake

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