Gli abiti di Comme des Garçons sono asimmetrici, essenziali, pura espressione di un decostruzionismo fortemente radicato nell’identità del marchio. In questi abiti si percepisce un certo fascino per l’incompiuto, gli orli non rifiniti, i tagli a vivo, come sostiene Rei Kawakubo, fondatrice e designer del brand, sono un modo per proiettare l’abito nel futuro, per lasciare aperta la possibilità che qualcosa d’altro possa essere generato.
Questa coltissima designer auto-didatta sfida se stessa collezione dopo collezione per creare qualcosa di nuovo, di radicale, di assolutamente inedito. La “sua moda” si fa così strumento di liberazione mentale, un continuo interrogarsi e spingersi oltre il labile confine tra la moda e l’arte, in un incessante gioco di tensioni e ricerca, di vibrazioni, richiami e provocazioni.
Per la collezione Primavera-Estate 2014 Rei Kawakubo dichiara che l’unica maniera per fare qualcosa di diverso è partire con l’intenzione di non disegnare abiti. In passerella infatti si susseguono sculture in movimento che non rispondono neppure più a logiche di funzionalità, portabilità e armonia estetica. Il leit-motiv del colore nero spezzato da splash fucsia, insieme ai brevi motivi musicali, crea una continua tensione che induce lo spettatore a chiedersi: -ma cosa potrà fare ancora?-.
Come un linguaggio musicale dodecafonico o un brano jazz dalle sonorità a primo ascolto sgradite, queste forme sono un invito al silenzio, un invito ad andare oltre il conosciuto per poter aprire la mente e lo spirito a nuovi orizzonti e a nuovi punti di vista. In altre parole a crescere.
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