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Dopo una lunga eclissi, un grande ritorno.

XII XII XLIX, data di nascita del noto stilista italiano, sottolinea la riappropriazione di un marchio per anni vittima di pesanti controversie sui diritti del brand e rilancia una collezione autenticamente pensata e disegnata da Romeo Gigli.

Folgorante rivelazione per la storia del costume italiano, dominata a metà degli anni ottanta da un modello femminile androgino racchiuso nei geometrici e spigolosi tailleur alla Armani, Gigli seppe spiazzare ed affermarsi con sagome in opposta tendenza.

Laddove si inneggiava alla donna manager, in una latente tensione competitiva col proprio partner maschile, Gigli fece esplodere e rifiorire una femminilità ancestrale ed eterea, raccolta in silhouettes vagamente rinascimentali. Un potente omaggio all’aggraziata sensualità del corpo e dell’identità femminile. Una rivoluzione che ha, almeno nel mondo della moda, letteralmente abbattuto quell’equivoco della lotta fra i sessi che tendeva ad omologarne personalità e destini.

La collezione estiva, pur non raggiungendo l’estensione e la complessità stilistica delle articolate proposte del passato, discretamente, ne ripropone lo spirito. Morbidi jersey, spalle scoperte, nodi, sovrapposizioni, lievi asimmetrie e vezzose lavorazioni in seta, espresse in tonalità oscillanti tra la calda densità dell’ocra e dell’arancio e la concentrazione, a volte metallica, del nero, grigio e blu, richiamano quella femminilità così caratteristica, da esser descritta semplicemente in associazione al suo nome, “alla Romeo Gigli”.

Passare in rassegna i vari capi, risveglia nostalgici ricordi intorno ad un’epoca che ha visto, meritatamente, la moda italiana al centro della scena internazionale.

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Il fiore del lino”, ovvero Vlas Blomme in fiammingo.

Un esplicito omaggio alle Fiandre, patria mondiale della coltivazione e lavorazione della pregiata fibra tessile e, naturalmente, al lino, materia prima dell’intera collezione estiva.

Disegnato dal giapponese Satoshi Ishii, il marchio si avvale della nobile selezione del filato di Kortrijk, località di spicco nella produzione del lino in Belgio, per dare forma ad un calibrato ed essenziale assortimento di pezzi, pensati espressamente per valorizzare le potenzialità del filato.

È infatti nelle linee che è possibile osservare un’azzeccata, quanto sorprendente, simbiosi tra forma e tessuto. Le suggestioni agresti delle estese pianure fiamminghe, sono rispettate ed evocate nei colori e nelle fantasie, che parlano di cieli, arbusti e vita contadina, rurale e spensierata insieme.

Ma, l’evidente capacità nel manipolare i volumi, trascende da forme consuetudinarie e routinarie proprie di esistenze bucoliche ed isolate. Le linee corrono col vento, scoprono sovrapposizioni e mantengono sospesi i contorni. Un’attenta sensibilità e la manifesta passione per il materiale, arzigogolano su colli e spalline, riuscendo sempre ad onorare l’esile filo della sobrietà.

Vlas Blomme segue un binario che indulge su temi ambientali, lavorando sulle virtù della miglior qualità di fibra naturale, ma, soprattutto, sa sperimentarne le inedite, fresche e poetiche possibilità.

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Uscita dal National Institute of Design and Technology di Ahmedabad, Aneet Arora firma la propria linea col marchio Péro, che in Marwari, una delle lingue diffuse nel Rajasthan, significa, semplicemente, “indossare”.

Péro outfitCome produttrice di tessuti e abiti, Aneet parte dalla ferma convinzione che le nuove tendenze emergano tra i colori, le combinazioni e lo stile delle popolazioni locali, considerate in tal senso le vere trendsetters della contemporaneità.

Inutile dunque seguire la moda nella sua alternanza stagionale, meglio accompagnare e rielaborare quel serbatoio naturale che, quotidianamente, ci ruota attorno.

Ma il mondo in questione è il ricchissimo e vastissimo subcontinente indiano, una galassia sterminata di culture che coesistono da secoli e da secoli sperimentano ed incrociano spettacolari competenze tessili e cromatiche. Péro attinge da queste antiche tradizioni indigene per creare pezzi di estrema laboriosità tecnica, dove colori e materiali prendono forma insieme nel paziente lavoro al telaio.

Non solo cotoni e sete di rara qualità determinano il valore di ogni capo, ma l’artigianalità della realizzazione è tale che ogni prodotto mantiene un’unicità estranea a qualsiasi serialità di produzione industriale. Quando i disegni non provengono dal metodico intreccio del telaio, risultano da minuziosi timbri in legno fatti a mano, mentre, dettagli come i bottoni, rivelano la preziosità dell’argento.

Detail Péro

Detail Péro
Le linee, comode ed ampie, mostrano infine la singolare abilità di Aneet nel riuscire ad integrare un’ispirazione di dichiarata matrice etnica, con elementi moderni e cosmopoliti, evidenziati dal frequente ricorso a fantasie asimmetriche e lievi sovrapposizioni.

Péro
In un’epoca globalizzata, Péro di sicuro propone un interessante ed originale modo di vestire, ma rappresenta prima di tutto un esempio eccellente di erudite ed imperdibili contaminazioni.

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Sacai
La quasi decennale collaborazione con Junya Watanabe e Rei Kawakubo, non ha impedito ad Abe Chitose, designer del giovane marchio Sacai, di prendere le distanze dagli illustri maestri e dar forma ad una personale ed autonoma interpretazione sulla moda ed il vestire.

Mentre la cosiddetta scuola giapponese è più propensa a trattare l’abito per il suo potenziale artistico, Chitose lo riporta alla sua funzione originaria, quella di accessorio che deve adeguarsi ed essere compatibile con le diverse esigenze del quotidiano. Questa prospettiva, assolutamente concreta e pratica, dà rilievo alla scansione temporale e spaziale della nostra vita sociale e si impegna a risolverne le varie circostanze. Per farlo, Chitose ricorre agli schemi formali classici degli abiti di uso comune, soprattutto occidentali, ma non rinuncia a sezionarli per poi ricomporli applicandovi quella sensibilità poetica acquisita nel proprio ambiente formativo.

Nell’originale sincretismo tra oriente ed occidente, si ritrovano abiti a tubino, trench, blazer ed anche un esplicito tributo a Chanel, celebrazione, al contempo, di una femminilità intramontabile, dall’eleganza innata.

Senza farsi imbrigliare dalla noiosa monotonia della regolarità, Sacai spezza il ritmo introducendo accorti espedienti che tradiscono sistematicamente quanto i nostri occhi si aspettavano: sovrapposizioni di tessuti appena abbozzate; sobri punti di congiunzione tra stampe e materiali differenti; inaspettate increspature o faldoni mimetizzati dall’apparente prevedibilità delle forme.

Nel delicato equilibrio tra ricerca e ripetizione, a prendere il sopravvento è un’impeccabile, raffinata ed essenziale silhouette femminile.

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Issey Miyake

Tutta la poetica e l’arte di Issey Miyake possiamo associarle a due brevi parole: luce e gioia.

I suoi abiti sono una festa per gli occhi e lo spirito, oggetto di attenzione, stupore e meraviglia anche da parte di un pubblico alieno al mondo della moda, ma vulnerabile, semplicemente, alla bellezza.

La famosissima maison giapponese ha partorito pezzi ospitati nelle più prestigiose gallerie d’arte contemporanea, tanto è rivoluzionaria e futuristica la tecnologia alla base delle proprie creazioni. Qualsiasi forma può essere ingegnata, qualsiasi tonalità cromatica concretizzata, senza mai calpestare l’umana, ancestrale propensione a riconoscere canoni armonici.

Miyake non costringe a sforzi di comprensione e interpretazione, perché ciò che produce avremmo già, istintivamente, voluto crearlo noi.

L’opera-abito è espressione e risultato di una potente libertà di pensiero, emancipata dalle costrizioni che le ridotte potenzialità dei materiali porrebbero. Se infatti una tecnica è in grado di liberare la materia dalle proprie oggettive limitazioni, ecco che, quella stessa materia, in questo caso il tessuto, può divenire oggetto di ogni manipolazione e plasmarsi, modellarsi esclusivamente in funzione della capacità creativa dell’artista.

Issey Miyake non è un designer, ma un genio che ha portato l’arte nella vita quotidiana, permettendo di indossarla. Che ci si imbatta nel pezzo spettacolare, o in uno più ragionevole e discreto, si ha sempre a che fare con la medesima geniale creazione, perché il tessuto, l’elemento primario, ha subito trattamenti tali da renderlo un capo irriproducibile, se non ne laboratori da cui ne è uscito.

Ogni collezione esibisce struttura e colore, nelle loro illimitate possibilità espressive, declinate e sperimentate perché l’incanto e la meraviglia irrompano nelle nostre vite. Un gesto creativo di clamorosa generosità.

 

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