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   IVO MILAN – Radical Fashion Blog

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Photo by Pascal Maucuit

Photo by Pascal Maucuit

In un piovoso sabato mattina parigino, con la città ancora addormentata, si corre verso la sede che ospiterà la sfilata di Junya Watanabe: la facoltà di farmacologia in Rue de l’Observatoire, esattamente al capo opposto della fermata della metropolitana verso cui dovremo recarci in serata per quella di Comme des Garçons.

La pioggia, l’orario e la fretta nel cercare il modo più rapido per raggiungere la nostra destinazione, non favoriscono il buon umore, fino a ché, una volta appostate nell’imponente salone della facoltà, non veniamo risvegliate da un rock incalzante. Il ritmo sprona all’attenzione, l’incedere agguerrito delle modelle trascina i presenti in inevitabili, quanto personali, riflessioni sulla moda, sulla sua utilità o vacuità, soprattutto, genera una reale, diffusa e quanto mai palpabile percezione di entusiasmo incontenibile.

Junya Watanabe Fall/Winter 2017-2018

Come se il mondo improvvisamente si riappropriasse di ogni potenziale, le possibili silhouette proiettate sul futuro autunno/inverno di Junya Watanabe fomentano quella voglia di cambiamento che è il vulnus stesso della moda e la radicalità con cui il designer giapponese lo mette in scena è trascinante.

Fedele ad una propria visione ‘cybergiante’ della contemporaneità, Watanabe assembla materiali col suo tipico modulo origami che, in questa occasione, potremmo riconoscere nel cerchio: cavallino, pelle nera, macchie di leopardo, tutto rigorosamente in simil-pelle sintetica, borchie e pailletes ricompongono patch-work di culture ed epoche della storia del costume dalle forme più sperimentali. L’eccesso è il filo conduttore di elementi decorativi deformanti, che non delineano solo estetiche inedite, ma entrano a far parte e modificano la stessa struttura fisica umana. Cappe come scultoree ali tessili multicolor, private di qualsiasi poetica romantica e poste a difesa di ogni ipotetico attacco, tuniche che amplificano la circolarità dei chakra, cappotti sagomati intorno alla figura femminile a sfere asimmetriche accostate, possibili armature ultra-moderne contro l’avanzata del nulla creativo.

Junya Watanabe Fall/Winter 2017-2018

Junya Watanabe Fall/Winter 2017-2018

Junya Watanabe Fall/Winter 2017-2018

Junya Watanabe Fall/Winter 2017-2018

Junya Watanabe Fall/Winter 2017-2018

Junya Watanabe Fall/Winter 2017-2018

Ma l’eccesso si ripulisce infine, viene reso accessibile nelle scelte in show-room, rivelatrici di quanto sia percorribile e riconducibile nella frenetica vita quotidiana e quanto invece rimanga un esercizio visionario di pura e straordinaria arte tessile contemporanea.

 

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Met - Exhibition Comme des Garçons

È finalmente in corso l’esposizione che il Costume Institute del Metropolitan Museum di New York, la maggiore istituzione americana in ambito culturale sulla moda ed il costume, ha dedicato all’opera della designer Rei Kawakubo, in arte Comme des Garçons.
Per la seconda volta nella sua storia, il MET riserva i suoi spazi ad un autore ancora vivente (precedentemente avvenne nel 1983 con Yves Saint Laurent) e Art of the In-Between, inaugurata lo scorso 4 maggio, è stata già definita ‘epocale’ per la profondità d’analisi metodologica adottata.

«Ho sempre perseguito un modo di pensare alla progettazione negando i valori stabiliti, le convenzioni e tutto ciò che generalmente viene accettato come norma. Mi esprimo attraverso i concetti di fusione, squilibrio, incompiutezza, eliminazione e nell’assenza stessa di un intento»
ha dichiarato la designer (cit. da Style Magazine n° 5 di maggio 2017).

Un metodo operativo decisamente atipico, soprattutto collocandolo nel contesto conformista e omologante quale è il fashion system, governato, per sua stessa sopravvivenza, da tendenze che per essere assimilate devono imporsi con codici stilistici facilmente comprensibili.

All’opposto, la designer giapponese ha sempre lavorato allestendo collezioni da metabolizzare ed elaborare su tempi lunghi, incoraggiando interpretazioni personali e, il più delle volte, non univoche. Il consenso immediato, per Rei Kawakubo, è solo riflesso e conferma di un lavoro mal riuscito, in quanto troppo semplice.

Rei Kawakubo - Comme des Garçons

photo by Style Magazine

 

E ancora, in un’altra sua celebre affermazione:

«creo abiti per donne che non si fanno influenzare dall’opinione dei propri mariti»,

emerge una significativa distanza da un modo di intendere la moda come pratica volta a valorizzare due elementi cardinali: l’anatomia del corpo e, non meno importante, il censo.
Rei Kawakubo smantella, letteralmente questi due obiettivi. Con lei l’abito diviene, più che mai, appendice del pensiero e della personalità di chi lo indossa, possibile elemento di un ipotetico dialogo filosofico tra il sé e il resto del mondo. Non più quindi il medium per esibire curve e risorse economiche, bensì un potente mezzo di comunicazione, espressione e spiazzamento, un esercizio estetico a tutti gli effetti, un prolungamento della propria cultura, creatività e complessità riflessiva. L’abito si spoglia della sua riconoscibilità stagionale, acquisendo un’atemporalità assoluta. Per la storia del costume, questa è una rivoluzione.
Volumi audaci, sistematiche asimmetrie, stratificazioni, sfilacciamenti da non-finito, tagli e squarci nei punti più inattesi, solo alcuni dei tratti identificativi del linguaggio alla Comme des Garçons.

L’esposizione, curata da Andrew Bolton, mette in scena 150 abiti organizzati in diverse sezioni tematiche:

Fashion/Anti-Fashion
Self/Other
Design/Non Design
Model/Multiple
Then/Now
High/Low
Object/Subject
Clothes/Non Clothes

in sostanza, le stesse antinomie aperte da Rei Kawakubo nel susseguirsi delle diverse collezioni.

Non è eccessivo affermare che, chi non potesse recarsi entro il 4 di settembre al MET per visitare la magnifica esposizione, oltre al catalogo disponibile sul sito del museo, può ricomporre parti del percorso creativo della designer sulla nostra special room, online e, dal vivo, nel negozio di Padova.

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Scopri tutta la selezione online di Comme des Garçons nel nostro sito:

http://www.ivomilan.com/it/Tutte_le_collezioni-0/All-0/COMME_DES_GARCONS-48/e-shop.htm

 

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Junya Watanabe S/S Collection 2017

Di Junya Watanabe abbiamo sempre messo in luce la sua peculiare capacità interpretativa nell’allestire, in forma d’abito, le sollecitazioni predominanti del nostro tempo. Post-moderno, cyber-punk, sarto-filosofo di un’epoca attraversata da rapidissime trasformazioni, dove plastiche e inediti materiali, componenti di paesaggi industriali dismessi, sono intervenuti, di collezione in collezione, a dare forma alla sua personale metabolizzazione e lettura della contemporaneità.

Con la primavera/estate 2017 è l’anima più agguerrita del designer giapponese, prodotto dalla Maison Comme des Garçons, a manifestarsi nell’assolata passerella mattutina del Palais Du Tokyo. Assordante musica hard-rock accompagna il passo fiero ed affrettato di stralunate guerriere metropolitane, evidentemente insofferenti verso un presente sempre più spinoso ed esigente, oltremodo conformista.

A rinforzarne il ritmo, i classici elementi decorativi del movimento punk: creste ed altre acconciature scarmigliate e colorate, leggings sbrindellati e mini-gonne iper-succinte.

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Photo by Vogue

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Photo by Vogue

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Photo by Vogue

Ma la citazione alla Watanabe non è nostalgica e pedissequa, bensì provocatoria e pungente. Lo spunto diviene occasione per procedere con gli esercizi origami, il modulo tessile si fa piramidale, gli spigoli metallici e minacciosi di borchie e piercing acquisiscono levità e grazia nelle lavorazioni in organza, fino all’estremizzazione stellare di un gilet – non a caso rosa pallido – tornando poi gravi nella pelle sintetica di borse e accessori.

Junya Watanabe S/S Collection 2017

L’oscillazione tra i poli opposti: grave e lieve, bellicoso e docile, compone e articola la collezione. Da un lato l’impeto e il vigore di volumi over, come felpe, parka e t-shirt e dall’altro la femminilità di silhouette definite nitidamente da drappeggi inaspettati, generati da cuciture semi-invisibili, di bouquet floreali e tessuti più accomodanti, come l’organza e il georgette.

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Contro ogni previsione e riferimento, i due estremi coesistono in un nuovo equilibrio estetico, dove il reciproco controllo e potenziamento generano la più inattesa ed improbabile delle espressioni punk, la poesia!

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Junya Watanabe S/S Collection 2017

Di seguito, la scelta IVO MILAN Radical Fashion direttamente dallo showroom di Place Vendôme, Paris:

 

Junya Watanabe S/S Collection 2017

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Comme des Garçons Spring/Summer 2017

Mentre è ormai imminente l’esposizione al Metropolitan Museum of Art Costume Institute di New York, dedicata al lavoro di Rei Kawakubo-Comme des Garçons e curata da Andrew Bolton (verrà inaugurata il prossimo 4 maggio), il celebre magazine online, AnOther, svela in un lungo articolo lo show-room della nota Maison giapponese, il tempio dell’anti-moda per eccellenza.

Another Mag - Rei Kawakubo show-room
Photo by AnOtherMag

Un ottimo spunto per condurvi al suo interno con le nostre riprese della primavera/estate 2017. Materiale di rara eccezionalità, una concessione ottenuta col lavoro di lunga data insieme e con una peculiare organizzazione dell’attività in negozio, di preparazione, memoria storica e archivistica e, soprattutto, di avvicinamento alle nuove proposte a destinatari altrimenti poco assistiti dalla scarsa comunicazione disponibile su questo genere di abbigliamento.

Comme des Garçons Spring/Summer 2017 show-room video

Da qualche anno Rei Kawakubo utilizza la passerella come spartito su cui comporre il cerimoniale delle sue collezioni. Non più suggerimenti su cosa indossare nel corso della stagione, bensì intuizioni filosofiche tradotte in forme tessili complessissime, da cui attingere indizi sui tessuti e pesi che comporranno l’assortimento stagionale. La designer indaga lo spirito del tempo e lo confeziona presentandolo ad un pubblico teso nel sacrificio di una comprensione sempre meno accessibile e decifrabile ma, nella sua astratta lontananza, sempre più poetica e teatrale.

Comme des Garçons S/S 2017 defilé

Comme des Garçons Spring/Summer 2017 defilé/Crash

Photo by Crash

Nello spazio di Place Vendôme, le sagome ingombranti si ridimensionano, divengono abiti percorribili, che non negano la silhouette femminile con gli eccessi promessi in sfilata. Il camouflage è portabile nelle asimmetrie di giacche e t-shirt. Le inquietanti imbottiture per l’estate si traducono in pieghe irregolari, soluzioni stilistiche che amplificano il movimento dei capi o in elementi decorativi di più semplice utilizzo e composizione.

 

La selezione si svolge nello spazio rubato alle enormi installazioni ordinate in sequenza, opere prime sottratte alla scena, immersi nella colonna sonora che, in loop per giornate intere, evoca e rinforza le suggestioni del recentissimo spettacolo scenico.

Comme des Garçons camouflage dress S/S 2017

Comme des Garçons camouflage jacket S/S 2017

Comme des Garçons cotton light dress S/S 2017

Comme des Garçons polyester dress S/S 2017

Comme des Garçons padre gilet S/S 2017

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Issey Miyake Inc.

Tra i profani, ancora oggi il nome della più avveniristica tra le Maison del prêt-à-porter è associato ad un profumo, l’Eau d’Issey.

Un binomio inspiegabile e paradossale se ci si addentra nella vastissima ed iper-tecnologica produzione tessile che, da quasi mezzo secolo, identifica il marchio Issey Miyake. Non solo l’azienda è infatti titolare di diversi altri brand, tra cui Pleats Please, BaoBao, Cauliflower, 1 3 2.5, ecc., ma soprattutto rimane al centro dell’attenzione dei maggiori musei d’arte contemporanea e di molte tra le più prestigiose riviste e pubblicazioni di arte, architettura e design.

Issey Miyake Cartier Fondation

Le ragioni di riconoscimenti tanto autorevoli e frequenti stanno senz’altro nell’estensione dei confini che normalmente costringono la materia stessa dell’opera, il tessuto, trasformandola in fibra plastica per eccellenza, sulla quale intervenire con tutta la complessità e libertà ideativa del creare, rispondendo a domande di partenza molto semplici: agilità nei movimenti, comfort e, naturalmente, estetica.

Se l’espressione che meglio inquadra il lavoro del Miyake Design Studio, un laboratorio che concentra genialità ingegneristiche ed informatiche, è il plissé, occorre oggi addentrarsi nelle sue diverse realizzazioni, in una costante connessione tra forma e colore. Da un lato abbiamo lo ‘steam-stretch‘ che, semplificando, utilizza il calore del vapore per dare rilievo alla piega, spesso riconoscibile dalle volute a spirale che percorrono il capo, sia esso abito, giacca o maglia. Dall’altro, l’ultimo e più complesso ‘baked stretch‘, dove il processo di definizione formale dell’oggetto finito avviene tramite un’ingegnosa combinazione di pigmenti stesi sul poliestere che, entrando in appositi forni, seguono lo sviluppo tridimensionale dell’articolo finale attraverso un fenomeno di lievitazione.

La sintesi di questi esperimenti può risultare semplice da comprendere solo se ignora che, in entrambi i casi, le équipe di lavoro operano su capi che sono già stati costruiti in partenza e che si rivelano nella loro forma conclusiva e definitiva dopo aver subito il trattamento tessile.

L’idea che l’abito possa diventare un’occasione artistica a tutti gli effetti e la sua dimostrazione nelle astrazioni concretizzate nei prodotti di Issey Miyake, spiegherebbero l’interesse della stampa specializzata verso la Maison, l’onore di poter essere esposti nelle maggiori gallerie d’arte contemporanea e, probabilmente, l’opposta impreparazione del grande pubblico, alieno a tutto ciò che i media non reclamizzano con forza per renderlo semplice e riconoscibile.

Issey Miyake Exhibition at the National Art Center in Tokyo

Le immagini che seguono mostrano esempi sia dello steam stretch che del baked stretch. Entrambi, avendo come materiale di base il poliestere, si prestano per essere indossati sia nella stagione invernale che in quella estiva, nel primo caso stratificando e, nel secondo, ovviamente, mantenendo le nudità di partenza.

Ma è possibile osservare altre poetiche manifestazioni della Maison nelle maglie, con le colorazioni del cosmo tinte a mano e poi trasferite sul plissé ad effetto seta, o nello straordinario affresco in cotone e poliestere del soprabito, dove la tela liscia incontra in continuità la piega elastica delle parti plissettate nei punti di maggior movimento del torso e lungo le braccia.

La debole differenziazione tra autunno/inverno e primavera/estate è un’ulteriore dimostrazione dell’estrema funzionalità e fruibilità di un abbigliamento congegnato per risolvere i più ricorrenti dei problemi: l’essere in viaggio, tra diverse condizioni meteorologiche; la facilità nel lavaggio; l’impossibilità di stirare; il lungo utilizzo nell’arco di una giornata, scandita dalle routine quotidiane del mattino ai momenti serali di maggior scambio sociale.

Issey Miyake Collezione autunno/inverno 2016-17

Issey Miyake Collezione autunno/inverno 2016-17

Issey Miyake Collezione autunno/inverno 2016-17

Issey Miyake Collezione autunno/inverno 2016-17

Issey Miyake Collezione autunno/inverno 2016-17

Issey Miyake Collezione autunno/inverno 2016-17

 

Scopri tutta la selezione online di Issey Miyake nel nostro sito:

http://www.ivomilan.com/it/Tutte_le_collezioni-0/All-0/ISSEY_MIYAKE-47/e-shop.htm

 

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