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Arte


Sacai
La quasi decennale collaborazione con Junya Watanabe e Rei Kawakubo, non ha impedito ad Abe Chitose, designer del giovane marchio Sacai, di prendere le distanze dagli illustri maestri e dar forma ad una personale ed autonoma interpretazione sulla moda ed il vestire.

Mentre la cosiddetta scuola giapponese è più propensa a trattare l’abito per il suo potenziale artistico, Chitose lo riporta alla sua funzione originaria, quella di accessorio che deve adeguarsi ed essere compatibile con le diverse esigenze del quotidiano. Questa prospettiva, assolutamente concreta e pratica, dà rilievo alla scansione temporale e spaziale della nostra vita sociale e si impegna a risolverne le varie circostanze. Per farlo, Chitose ricorre agli schemi formali classici degli abiti di uso comune, soprattutto occidentali, ma non rinuncia a sezionarli per poi ricomporli applicandovi quella sensibilità poetica acquisita nel proprio ambiente formativo.

Nell’originale sincretismo tra oriente ed occidente, si ritrovano abiti a tubino, trench, blazer ed anche un esplicito tributo a Chanel, celebrazione, al contempo, di una femminilità intramontabile, dall’eleganza innata.

Senza farsi imbrigliare dalla noiosa monotonia della regolarità, Sacai spezza il ritmo introducendo accorti espedienti che tradiscono sistematicamente quanto i nostri occhi si aspettavano: sovrapposizioni di tessuti appena abbozzate; sobri punti di congiunzione tra stampe e materiali differenti; inaspettate increspature o faldoni mimetizzati dall’apparente prevedibilità delle forme.

Nel delicato equilibrio tra ricerca e ripetizione, a prendere il sopravvento è un’impeccabile, raffinata ed essenziale silhouette femminile.

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Issey Miyake

Tutta la poetica e l’arte di Issey Miyake possiamo associarle a due brevi parole: luce e gioia.

I suoi abiti sono una festa per gli occhi e lo spirito, oggetto di attenzione, stupore e meraviglia anche da parte di un pubblico alieno al mondo della moda, ma vulnerabile, semplicemente, alla bellezza.

La famosissima maison giapponese ha partorito pezzi ospitati nelle più prestigiose gallerie d’arte contemporanea, tanto è rivoluzionaria e futuristica la tecnologia alla base delle proprie creazioni. Qualsiasi forma può essere ingegnata, qualsiasi tonalità cromatica concretizzata, senza mai calpestare l’umana, ancestrale propensione a riconoscere canoni armonici.

Miyake non costringe a sforzi di comprensione e interpretazione, perché ciò che produce avremmo già, istintivamente, voluto crearlo noi.

L’opera-abito è espressione e risultato di una potente libertà di pensiero, emancipata dalle costrizioni che le ridotte potenzialità dei materiali porrebbero. Se infatti una tecnica è in grado di liberare la materia dalle proprie oggettive limitazioni, ecco che, quella stessa materia, in questo caso il tessuto, può divenire oggetto di ogni manipolazione e plasmarsi, modellarsi esclusivamente in funzione della capacità creativa dell’artista.

Issey Miyake non è un designer, ma un genio che ha portato l’arte nella vita quotidiana, permettendo di indossarla. Che ci si imbatta nel pezzo spettacolare, o in uno più ragionevole e discreto, si ha sempre a che fare con la medesima geniale creazione, perché il tessuto, l’elemento primario, ha subito trattamenti tali da renderlo un capo irriproducibile, se non ne laboratori da cui ne è uscito.

Ogni collezione esibisce struttura e colore, nelle loro illimitate possibilità espressive, declinate e sperimentate perché l’incanto e la meraviglia irrompano nelle nostre vite. Un gesto creativo di clamorosa generosità.

 

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Sicuramente il più sensibile interprete dello spirito cyber e metropolitano proprio delle culture urbane contemporanee, Junya, storico collaboratore di Rei Kawakubo per Comme des Garçons e oggi stella di prima grandezza nel panorama della moda internazionale, stupisce per l’inesauribile capacità di trasformare i materiali che compongono e descrivono gli odierni paesaggi industriali in spunti a cui riferire intere collezioni. Fili d’acciaio, minuteria metallica in ottone, placche di plexiglas e tessuti di uso industriale, di volta in volta rielaborati e tradotti in capolavori scultorei da indossare, tracce di un’epoca decodificata secondo un complesso progetto intellettuale, piuttosto che effimeri prodotti di un business di massa.

Ma l’abilità espressiva del designer giapponese spiazza anche nelle deviazioni dai propri standard ispiratori. La collezione primaverile, più che richiamare alle angoscianti atmosfere futuristiche ed ipertecnologiche di megalopoli ultramoderne, suggerisce il relax vacanziero di indefinite località balneari.

Maschere senza volto sfilano nella sospensione temporale di spazi lontani dalla frenesia quotidiana, mentre i volumi assecondano ritmi esistenziali rallentati e, soprattutto, spensierati.

I corpi, sagomati nelle consuete ed elaborate silhouette femminili, fluttuano tra righe barré e pois in georgette leggerissimi. Gli abiti sono composizioni di giacche, cardigan o semplici maglie su vesti drappeggiate in tessuti e stampe differenti, o fresche gonne estive.

Il blu navy e il ricorrente color crema degli sfondi, delineano orizzonti marinari, estivi, trascinando l’immaginazione dentro al calore, le promesse e il benessere di una stagione tanto attesa e vagheggiata.

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Ancora una volta Rey Kawakubo riesce a stupire trovando nuove soluzioni per decostruire gli indumenti più elementari e trasformarli in opere d’arte.

Nel video seguente, un breve estratto della sfilata di Parigi in cui veniva presentata la nuova collezione Primavera-Estate 2011.

 

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Yohji Yamamoto at the V&AIl Victoria and Albert Museum di Londra, si appresta ad ospitare, per la prima volta nel Regno Unito, un’ampia retrospettiva interamente dedicata a Yohji Yamamoto. Oltre 80 opere, tra abiti maschili e femminili, considerate tra le più rappresentative del suo lavoro, in scena nelle suggestive sale del più importante museo al mondo di arte e design, dal 10 marzo al 10 luglio 2011. Quattro mesi per scoprire ed apprezzare uno dei più influenti ed enigmatici stilisti degli ultimi 40 anni e partecipare ai molti eventi organizzati per introdurre il visitatore nella complessa dimensione estetica dell’artista: colloqui, visite guidate, corsi, workshop, performance speciali e molto altro ancora.

Yohjis-Women

Yamamoto, col suo stile visionario e anticonvenzionale, ha fornito impulsi vitali al sistema della moda, aprendo scenari del tutto innovativi e radicali, la cui portata può sintetizzarsi come una profonda cesura all’interno di norme e schemi consolidati. La particolare sensibilità verso materiali sconosciuti o trascurati, le soluzioni geometriche ardite, talvolta ironiche, e una personale interpretazione del colore, se rappresentano gli elementi costitutivi di una profonda trasformazione nel radicato conformismo occidentale, hanno anche dato forma e voce ad un diverso modello di femminilità. Sarà possibile farsene un’idea, recandosi di persona al Wapping Project Bankside, uno degli spazi londinesi coinvolti nell’iniziativa del V&A Museum, per la mostra fotografica Yohji’s Women, dove saranno esposti i lavori di fotografi di fama internazionale, collaboratori di Yamamoto fin dagli esordi, come Nick Knight, Inez Van Lamsweerde and Vinoodh Matadin, Peter Lindbergh, Craig McDean, Sarah Moon, Paolo Roversi e Max Vadukul.

La selezione permette di ammirare una bellezza femminile espressa da indizi e qualità da noi poco considerati, come la riservatezza, l’indipendenza intellettuale e una buona  conoscenza di sé. Donne ritratte nelle loro sfaccettate espressioni caratteriali e perciò intense e concretamente sensuali. Un’umanità valorizzata e descritta da abiti ed immagini concettualmente sofisticati.

Yohji-Making-WavePer finire, ci si può recare al Wapping Project per assistere all’installazione realizzata da Masao Nihei, scenografo e designer della luce, collaboratore di lunga data dello stilista. Verrà infatti allestito un enorme vestito bianco sorretto da canne di Bambù, immerso in surreali effetti scenici di luci ed onde che lo attraversano e scompigliano ad intervalli regolari di dieci minuti.
L’opera, assolutamente da non tralasciare nel lungo tour su Yohji, incarna la  metafora sulla portata rivoluzionaria e destabilizzante del proprio lavoro.

I luoghi e le date delle esposizioni:

Yohji Yamamoto, Victoria and Albert Museum,  12 March – 10 July 2011

è possibile acquistare online il catalogo della mostra.
Yohji’s Women, The Wapping Project Bankside,  12 March -14 May 2011
Open Tue-Sat from 10am to 6pm, Monday by appointment.
Tel. 020 7981 9851; info@thewappingprojectbankside.com;

Yohji Making Waves, The Wapping Project,
12 March – 14 July 2011
Wapping Hydraulic Power Station, Wapping Wall, E1W 3SG
Open Monday – Friday noon to midnight; Saturday and Sunday from 10.00am.
Closed on Sunday night.

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