Quai d’Austerlitz, a la Cité de la Mode et du Design, l’appuntamento per la presentazione dell’autunno/inverno 2017-2018 del grande maestro Yohji Yamamoto. Un luogo inequivocabilmente collegato al settore di appartenenza e, forse, un invito ad immergersi con maggiore attenzione nei concetti di ‘moda e design’. Mentre il mondo corre all’impazzata verso un irreversibile loop da sovrapproduzione tessile e inflazione creativa, il designer giapponese accoglie il proprio pubblico in un tempio astratto e deserto, dilatato dal silenzioso incipit della sfilata, scandita nei primi istanti solo dagli scatti costanti dei fotografi.
Spazio e tempo sembrano allentarsi, tornando a manifestarsi quali dimensioni rappresentative dell’umano, delle possibilità espressive ed artistiche che ne hanno contraddistinto da sempre il grado di civiltà. Yohji è radicato nella contemporaneità restituendole grazia, è metropolitano e poetico, è designer e narratore di emozioni incarnate in forma d’abito. Il ritmo e l’incedere sono lenti, la colonna sonora è pacata, rassicurante, favoriscono un concentrato abbandono alla rappresentazione, colta ed evoluta, della sua visione della femminilità. Raccolta in pieghe asimmetriche, enfatizzata nelle misure e proporzioni di giacche asciutte lungo i fianchi e sapientemente drappeggiate per dissimularne possibili imperfezioni. Scalini di tessuto che si prolungano in abilissimi livelli diagonali, fisarmoniche tessili al posto di più ovvi e rigorosi rever. Ogni capo smentisce le livellanti tendenze culturali contemporanee, oppone ingegno, portabilità e soluzioni decorative di ardita abilità sartoriale e compositiva.
Sarto/poeta del nero, Yohji non sorprende nel prediligere ancora una volta il non colore, sono l’elevata complessità formale, il gesto radioso di spennellate pittoriche in complice equilibrio con pieghe e tagli, a rivelare una manifesta passione per l’universo femminile, tavolozza ideale delle sue più poetiche realizzazioni.
Di seguito, alcuni momenti delle nostre scelte in show-room
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