Junya Watanabe autunno/inverno ’12-’13
Tagli e tessuti della stagione invernale 2012-2013 di Junya Watanabe citano, a colpo d’occhio, il guardaroba maschile nella sua quotidianità più rigorosa e monotona. Gessati di lana, drapperia finestrata, losanghe, tailleur e soprabiti portano infatti alla memoria quegli ambienti severi, riservati a misogini e rampanti colletti bianchi.
Ma il noto designer giapponese, tutt’oggi prodotto da Comme des Garçons, divenuto famoso per le ardite rielaborazioni di materiali di uso industriale del passato, non può certo tradire quell’immagine di visionario cyber, costruita intorno a dettagli e atmosfere alla Gibson e Sterling. Gli abiti, ad un osservatore più attento, svelano come sempre che il contesto è pura citazione, o riferimento collettivo da sovvertire sistematicamente.
Il gessato ha silhouette inequivocabilmente femminili, il pantalone maschile s’insinua in applicazione a soprabiti dal coraggio riservato all’altro emisfero, il rigore della drapperia viene tagliato con indulgenti velluti devoré, il pantalone con pinces e la tipica sallia dell’abito da uomo, alzato e proposto come abito minimal o casacca da sovrapporre. E quando, in primo piano, viene allestita una rassicurante femminilità vestita di lungo con antiche fantasie da scampoli di un tempo, la realtà rivela una veste di pura facciata, a grembiule o in metamorfosi con un ben più determinato tubino di base.
Un funambolico e riservato attentato al potere patriarcale, ridicolizzato dall’eccentrica, quanto disinvolta passerella di donne dallo sguardo deciso, irraggiungibili nei loro colorati e bizzarri orizzonti intellettuali.
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