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Moda

A continua riprova di quanto labili siano i confini tra arte e moda all’interno della cosiddetta scuola giapponese, segnaliamo la curiosa installazione realizzata per la boutique di Issey Miyake a Tokyo, dall’architetto Yoichi Yamamoto.

Una carrellata di sedie azzurre, su cui stanno appesi e appoggiati i colorati cappelli del più illustre modista nipponico, Akio Hirata.


La naturale collocazione dei copricapi cela, in realtà, un artificiale ed illusorio effetto ottico, giocato su un’ingegnosa combinazione di elementi tridimensionali, gli schienali, e bidimensionali, le gambe delle allegre seggiole azzurre.


Se si osserva la vetrina da una certa angolazione, l’apparente semplicità dell’allestimento riesce ad ingannare l’ingenuità dello sguardo. Solo spostando il punto d’osservazione, con grande sorpresa per il passante distratto, il complesso trompe l’oeil viene risolto.

Un’ulteriore testimonianza dell’imprescindibile valore aggiunto apportato da competenze che si compenetrano a vicenda, ma anche, dal considerare la facciata di un negozio non come effimera bacheca di capi in vendita, bensì, come spazio privilegiato su cui allestire astratti esercizi del pensiero, da condividere, responsabilmente, con un pubblico in movimento.


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Abbiamo rinnovato completamente l‘aspetto grafico, e aggiunto nuove funzionalità come, per esempio, una lista di capi o accessori correlati nella pagina di dettaglio di ogni capo singolo.

 

Speriamo di essere riusciti a migliorare le funzionalità e la fruizione complessiva del sito. Nel caso riscontraste anomalie, difficoltà nella consultazione del sito o problemi tecnici, ci farebbe cosa molto gradita ricevere la vostra segnalazione all’indirizzo di posta elettronica inf@ivomilan.it o telefonandoci allo 049 87 84 818

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Continua la panoramica all’interno di Ivo Milan. Dedicata, in particolare, a tutte coloro che ancora non hanno avuto occasione di recarsi nel centro storico di Padova, alla scoperta degli spazi del negozio di via Santa Lucia.

Scorci di una realtà quotidiana, dove il lavoro e il rapporto con le persone si fondono in una comune passione per il vestire, l’arte e la parola. Un ambiente in continua trasformazione, con installazioni e vetrine settimanalmente allestite per mostrare come, fornitori diversi, possono coesistere ed essere abbinati in base ai gusti, gli stili e le necessità più eterogenee.


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Dopo una lunga eclissi, un grande ritorno.

XII XII XLIX, data di nascita del noto stilista italiano, sottolinea la riappropriazione di un marchio per anni vittima di pesanti controversie sui diritti del brand e rilancia una collezione autenticamente pensata e disegnata da Romeo Gigli.

Folgorante rivelazione per la storia del costume italiano, dominata a metà degli anni ottanta da un modello femminile androgino racchiuso nei geometrici e spigolosi tailleur alla Armani, Gigli seppe spiazzare ed affermarsi con sagome in opposta tendenza.

Laddove si inneggiava alla donna manager, in una latente tensione competitiva col proprio partner maschile, Gigli fece esplodere e rifiorire una femminilità ancestrale ed eterea, raccolta in silhouettes vagamente rinascimentali. Un potente omaggio all’aggraziata sensualità del corpo e dell’identità femminile. Una rivoluzione che ha, almeno nel mondo della moda, letteralmente abbattuto quell’equivoco della lotta fra i sessi che tendeva ad omologarne personalità e destini.

La collezione estiva, pur non raggiungendo l’estensione e la complessità stilistica delle articolate proposte del passato, discretamente, ne ripropone lo spirito. Morbidi jersey, spalle scoperte, nodi, sovrapposizioni, lievi asimmetrie e vezzose lavorazioni in seta, espresse in tonalità oscillanti tra la calda densità dell’ocra e dell’arancio e la concentrazione, a volte metallica, del nero, grigio e blu, richiamano quella femminilità così caratteristica, da esser descritta semplicemente in associazione al suo nome, “alla Romeo Gigli”.

Passare in rassegna i vari capi, risveglia nostalgici ricordi intorno ad un’epoca che ha visto, meritatamente, la moda italiana al centro della scena internazionale.

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Il fiore del lino”, ovvero Vlas Blomme in fiammingo.

Un esplicito omaggio alle Fiandre, patria mondiale della coltivazione e lavorazione della pregiata fibra tessile e, naturalmente, al lino, materia prima dell’intera collezione estiva.

Disegnato dal giapponese Satoshi Ishii, il marchio si avvale della nobile selezione del filato di Kortrijk, località di spicco nella produzione del lino in Belgio, per dare forma ad un calibrato ed essenziale assortimento di pezzi, pensati espressamente per valorizzare le potenzialità del filato.

È infatti nelle linee che è possibile osservare un’azzeccata, quanto sorprendente, simbiosi tra forma e tessuto. Le suggestioni agresti delle estese pianure fiamminghe, sono rispettate ed evocate nei colori e nelle fantasie, che parlano di cieli, arbusti e vita contadina, rurale e spensierata insieme.

Ma, l’evidente capacità nel manipolare i volumi, trascende da forme consuetudinarie e routinarie proprie di esistenze bucoliche ed isolate. Le linee corrono col vento, scoprono sovrapposizioni e mantengono sospesi i contorni. Un’attenta sensibilità e la manifesta passione per il materiale, arzigogolano su colli e spalline, riuscendo sempre ad onorare l’esile filo della sobrietà.

Vlas Blomme segue un binario che indulge su temi ambientali, lavorando sulle virtù della miglior qualità di fibra naturale, ma, soprattutto, sa sperimentarne le inedite, fresche e poetiche possibilità.

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