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marzo 2011 Monthly archive

Pensare, assemblare per poi disfare e riassemblare ancora, sperimentando volumi e tessuti da visionare a 360 gradi e sempre da vicino, perché quello che sembra, in realtà  non è, o è altro ancora. Pare essere questo il modus operandi alla base della nuova collezione di Rei Kawakubo che, come sempre, non si limita a proporre tendenze per la stagione in corso, ma complesse elaborazioni creative. L’abito non viene presentato per quello che è, un oggetto compiuto e concluso, pronto da indossare, piuttosto diviene un modulo astratto da replicare, sovrapporre, rovesciare e abbinare. Quasi fosse un replicante di cui non ci si può sbarazzare, il capo d’abbigliamento, che si tratti di gonna, camicia, giacca o gilet, prende forma e fuoriesce da ogni dove. Il bordo di un rever, la cucitura di una spalla, il fondo di una gonna, ma anche di una maglia, o il retro di un abito, sono tutti spazi possibili per collocarvi un altro elemento.

Comme des Garçons mette in scena una sorta di metalinguaggio sulla moda, dove, al fare e produrre, vengono anteposte e rivelate l’analisi e la descrizione del processo mentale da cui dipende quel fare. Incredibilmente, un’operazione dai risvolti potenzialmente ossessivi ed ampollosi, riesce invece a comporre un repertorio poetico e, nonostante la centralità delle linee asimmetriche, nel complesso armonioso. Grazie alle magistrali competenze sartoriali ed estetiche, i disequilibri cromatici e volumetrici vengono tradotti in soluzioni equilibrate, mentre l’impulso ad eccedere, viene stemperato da pezzi più rigorosi, dove il genio creativo della designer traspare da invenzioni tessili capaci di far apparire il cotone pelle, ad esempio.
Infine, la collezione (vai al sito) reclama tempo e spirito d’osservazione, perché, come si diceva all’inizio, quello che sembra non è. Molti capi offrono infatti la possibilità di essere indossati in diverse versioni, moltiplicando enormemente il numero di articoli a disposizione.

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La colonna sonora della sfilata di Yohji Yamamoto lancia un indizio forte sull’ispirazione della stagione in corso. Il rock di Jimi Hendrix, a ben 40 anni ormai dalla prematura scomparsa, detta infatti il ritmo delle uscite, sincronizzando i battiti acustici ai colori e alle linee in passerella.

Yohji YamamotoMa la rocker plasmata da Yamamoto, non ha nulla a che vedere col look trasandato tipico delle sub-culture giovanili degli anni ’70. Lontana da prevedibili stereotipi e scontate rivisitazioni, la collezione articola proposte aderenti agli elevatissimi standard creativi del designer giapponese: alta sartoria; tagli asimmetrici; tessuti ricercati o ingegnati tout court. L’entusiasmo artistico azzarda persino una gonna gonfiabile in vinile trasparente, dotata di bottoni e pieghe ad effetto plissé. Se ogni capo è accompagnato da anfibi pesanti o infradito leggeri, non si tratta di rimarcare atmosfere e suggestioni metropolitane, ma di saldare alla quotidianità completi che, altrimenti, decollerebbero diretti negli esclusivi ambienti dell’alta moda.

Niente dunque di già codificato per uno dei più significativi precursori della cosiddetta scuola giapponese, proprio in questi mesi in esposizione presso le sale del prestigioso Victoria & Albert Museum di Londra. Un’occasione per comprendere e seguire le tappe formative e i temi portanti dell’estetica di un genio rivoluzionario del prêt a porter, le cui produzioni hanno ottenuto il riconoscimento di opere d’arte a tutti gli effetti, giustamente esposte e rese pubbliche, per almeno la durata di una mostra.

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Ancora una volta Rey Kawakubo riesce a stupire trovando nuove soluzioni per decostruire gli indumenti più elementari e trasformarli in opere d’arte.

Nel video seguente, un breve estratto della sfilata di Parigi in cui veniva presentata la nuova collezione Primavera-Estate 2011.

 

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